Gavi, il vino cortese
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Gavi, il vino cortese

Il territorio di Gavi, purtroppo, è poco conosciuto ed anche il suo vino, che, ironia della sorte, è quasi più famoso all’estero che in patria.

Terra di frontiera, situata tra la pianura, l’appennino e il mare, dove le colline si alternano alle valli, è la zona ideale per la coltivazione del vitigno Cortese con cui si produce il Gavi, che prende il nome da uno degli 11 comuni, il paese di Gavi, 4500 abitanti, posto ad una altitudine di 233 slm e che si trova proprio al centro della zona di produzione del Gavi Docg, insieme a Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo. Gli 11 comuni con i loro 1450 ettari vitati, fanno parte del comprensorio del Consorzio Tutela del Gavi.

Il primo documento storico in cui si parla della vocazione vitivinicola del gaviese è quello della cessione in affitto da parte del vescovo di Genova a due cittadini gaviesi di vigne e castagneti in località Meirana, risale al 972 ed è conservato nell’Archivio di Stato di Genova. L’origine del nome Gavi pare derivi dal nome di battesimo dalla principessa Gavia, figlia di Clodomiro Re dei Franchi, giunta a Gavi d’Oltralpe per coronare il suo sogno d’amore. Essendo però Gavi anteriore all’arrivo dei Romani è forse più logico risalire ad un etimo ligure e cioè “Ga” (terra) “Va” (buca, meandro) “terra di buchi”, ossia luogo di caverne.

Nel 1974 il “Gavi o Cortese di Gavi” si fregia della Doc e a partire dal 1998 della Docg, un riconoscimento che permetterà di consolidarne il prestigio internazionale e, soprattutto, di migliorare – attraverso rese più basse (ovvero una minor produzione di uva per ettaro) – la qualità di questo nobile vino piemontese, che per l’analogia numerica con i paesi del Barolo, il grande rosso piemontese, si può considerare l’omologo tra i bianchi. La zona di produzione del Gavi è definita dal disciplinare ed è stata oggetto nel 2002 della prima revisione dell’albo dei vigneti effettuata in Italia. In queste vigne vengono coltivate solo viti di Cortese, per la produzione di Gavi in purezza. Sono 5 le tipologie ammesse nella denominazione, con la specificazione “tranquillo”, frizzante”,”spumante” “Riserva” e “Riserva Spumante metodo classico” tutte vini ottenuti da uve provenienti da vigneti, presenti in ambito aziendale, composti dal solo vitigno Cortese. Un vino, specialmente la Riserva, che si può bere anche dopo cinque, dieci e più anni, perfettamente conservato e anzi organoletticamente impreziosito dal lungo affinamento, sfatando così il luogo comune secondo cui il Gavi sarebbe un vino da bere esclusivamente giovane.

Nell’ambito delle attività del Consorzio Tutela del Gavi, nel maggio 2011 è nato il progetto “Gavi dal 972 Storia del grande Bianco piemontese”, sviluppato attraverso un comitato di promozione e valorizzazione del territorio e delle sue eccellenze che, per la prima volta in questa zona, vede coinvolta tutta la filiera della Denominazione. Il progetto pluriennale di valorizzazione del territorio, realizzato con il coordinamento strategico di un’agenzia di comunicazione, si concretizza, oltre che con la promozione del terroir, anche con l’organizzazione di eventi come “Gavi For Arts”, una formula per promuovere una nuova immagine associando l’arte alla cultura del vino, oppure “Di Gavi in Gavi” che nell’edizione del 2016 ha visto la presenza di alcuni chef stellati.

Ma a cosa si abbina il Gavi? Una cosa è certa, è un vino molto versatile perché adatto sia come aperitivo che a tutto pasto. Quindi si accompagna bene con antipasti freddi, pesce di mare tra cui anche crostacei e frutti di mare, carni bianche, torte salate e formaggi molli (io l’ho provato con il Montebore, ottimo formaggio originario della Comunità montana Terre del Giarolo) ma anche primi asciutti o in brodo. Il matrimonio perfetto però è con i ravioli di Gavi, ripieni di verdure e carne, serviti a piacere con ragù di carne, salsa alla birra o al vino. Esiste perfino l’Ordine Obertengo dei Cavalieri del Raviolo e del Gavi, nato nel lontano 1973 per preservarlo e promuoverlo. Io li ho assaggiati al ristorante Girasole e me ne sono innamorata, tant’è che li ho anche acquistati e portati a casa. Qui ho mangiato anche i gustosi e leggerissimi “fritti nell’ostia”, ostie dalla forma allungata ripiene di verdure e formaggio e fritte. Il risotto al Gavi, è un altro dei piatti tipici del territorio, che ho gustato alle “Cantine del Gavi”, indirizzo gourmet in un palazzo storico nel centro del paese, dove in stagione si può mangiare anche il tartufo.

L’indirizzo per dormire è il Relais Villa Pomela, villa nobiliare del XVIII secolo, trasformata in hotel de charme, immersa nel verde di un grande parco, dall’atmosfera affascinante.

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