Manet e la Parigi moderna
Arte

Manet e la Parigi moderna

Parigi e Milano unite all’insegna della cultura. Un appuntamento speciale quello organizzato da Atout France Italia e dal Comitato Regionale per il Turismo Parigi – Ile de France in collaborazione con il Comune di Milano e Palazzo Reale per presentare la Ville Lumière e la regione circostante.

Una straordinaria occasione per visitare l’interessante mostra Manet e la Parigi moderna,

accompagnata da una guida che mi ha fatto scoprire un Edouard Manet che non avrei conosciuto se avessi visitato la mostra da sola. Un Manet che si rivela un affascinante e carismatico artista, e già lo si vede nel suo ritratto all’entrata del percorso.

La luce è uno dei temi forti scelti quest’anno da Atout France come fil rouge di una vacanza in Francia e a Parigi, non a caso definita la Ville Lumière. La “modernità” della Parigi di Manet colta nella sua luce così speciale si può ritrovare anche oggi, ripercorrendo itinerari nella Parigi contemporanea messi a confronto con luoghi e atmosfere dei dipinti dell’800.

Le opere presenti a Palazzo Reale, provenienti dalla prestigiosa collezione del Musée d’Orsay di Parigi, sono circa un centinaio, tra cui 55 dipinti – di cui 17 capolavori di Manet e 40 altre splendide opere di grandi maestri coevi, tra cui Boldini, Cézanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 10 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.

Sono 10 le sezioni tematiche: si parte da Manet e la sua cerchia con amicizia e complicità con poeti e letterati tra cui spicca il poeta maudit Charles Baudelaire, e gli intensi ritratti di Zola, Mallarmé e Morisot, realizzati da Manet tra il 1868 e il 1876, esposti accanto a quelli di altri pittori come Edgar Degas con Ritratto degli incisori Desboutin e Lepic (1876-1877), Giovanni Boldini con Henri Rochefort (1882 circa), Charles Emile Auguste Durant detto Carolus-Duran che ritrae sia Manet (1880 circa) che Fantin-Latour e Oulevay (1861).

Parigi, città moderna. Manet è il più parigino dei pittori e adora la sua città. Vivrà e lavorerà sempre nei pressi della Gare Saint-Lazare, nella “nuova Parigi” che si va costruendo giorno dopo giorno sotto i suoi occhi. Infatti per volere dell’imperatore Napoleone III con il prefetto della Senna, il barone Eugène Haussmann, vengono infatti realizzati interventi radicali che cambiano completamente il volto della città, rendendola la capitale europea per eccellenza. In questa sezione si possono ammirare opere che rappresentano questo cambiamento e testimoniano l’effervescenza costruttiva della città nell’ultimo ventennio dell’Ottocento.

Sulle rive. Nella produzione di Manet, le marine occupano un ruolo importante, sono gli unici paesaggi che lo hanno affascinato, forse perché conosce il mare che ha solcato fin da ragazzo in un lungo viaggio in Brasile e ha frequentato spesso le spiagge francesi. Qui sono esposte cinque sue vedute marine, tra cui spiccano le due tele Chiaro di luna sul porto di Boulogne (1869) dove dimostra una eccellente padronanza nel raffigurare il mare in tutta la sua profondità così come la complessa struttura delle imbarcazioni e La fuga di Rochefort (1881), dedicata alla rocambolesca evasione del celebre giornalista Henri Rochefort. Qui troviamo anche opere di Boldini, Paul Cézanne e Claude Monet.

Natura inanimata. In questa sezione sono esposti incantevoli dipinti floreali: due di Manet Ramo di peonie bianche e cesoie (1864), specie molto in voga nell’Europa ottocentesca che Manet coltivava nel suo giardino di Gennevilliers, qui dipinte nella fugacità del momento in cui il fiore passa dalla vita alla morte e Fiori in un vaso di cristallo (1882), tra gli ultimi quadri dipinti da Manet che, ormai malato, si dedica alla pittura di piccole tele con frutti e fiori di cui coglie con intensità lo splendore e la vitalità, cui si aggiunge L’asparago (1880), recapitato dallo stesso Manet al grande collezionista Charles Ephrussi come “aggiunta” ad un quadro con asparagi che era stato pagato troppo (idea geniale). A queste opere sono affiancate due splendide tele di Fantin-Latour e uno straordinario bouquet di Renoir.

“L’heure espagnole” Maurice Ravel. Nel primo decennio della sua attività creativa, l’arte spagnola, insieme ai Tiziano e ai Rubens, esercita su Manet una forte influenza, soprattutto elázquez, che considera “il pittore dei pittori”. Complice anche un viaggio in Spagna nel 1865,realizza la ballerina Lola Melea, nota come Lola di Valencia (1862), il cui fascino luminoso è paragonato da Baudelaire a quello di “un gioiello rosso e nero”; Il combattimento di tori (1865-1866), Angelina (1865) e Il pifferaio (1866), testimonial della mostra, rifiutato al Salon dello stesso anno per la radicalità del trattamento pittorico. I colori stesi qui con naturalezza per campiture piatte come “grandi macchie” e soprattutto l’assenza di prospettiva, assimilano il dipinto a una carta da gioco, che secondo Zola “buca semplicemente il muro”.

Il volto nascosto di Parigi. In questa sezione è di scena la Parigi dei caffè, delle strade, delle persone meno abbienti, che fa da contraltare al lusso e all’opulenza della vita borghese, protagonista delle sezioni successive. Spicca uno dei capolavori di Manet La cameriera della birreria (1878-1879), ritratto di una lavorante di brasserie che aveva colpito Manet per la sua bravura e quando l’aveva vista al Reichshoffen, un cabaret di boulevard de Clichy, convincendola poi a posare per lui. Manet la rappresenta in una posa seducente, come una sorta di “escort” ante litteram con il suo “protettore”, l’uomo in maniche di camicia, che la accompagnava a posare nell’atelier del pittore. Sono qui esposte anche Ciò che si chiama vagabondaggio (1854) di Alfred Stevens, L’attesa (1885 circa) di Jean Béraud dove una elegante prostituta attende di adescare clandestinamente un cliente nel signorile quartiere dell’Étoile e Scena di festa (1889 circa) di Giovanni Boldini, una tela carica di rosso che rappresenta l’atmosfera delle Folies Bergère.

L’Opéra. Qui le opere sono dedicate al tempio dello spettacolo parigino: Il foyer della danza al teatro dell’Opéra (1872) di Edgar Degas, Il ballo dell’Opéra (1886) di Henri Gervex, Le Muse e le Ore del giorno e della notte (1872) di Jules-Eugène Lenepveu e La scalinata dell’Opéra (1880 circa) di Victor Navlet. oltre a vari disegni, acquerelli e piccole sculture in gesso o bronzo rappresentanti progetti per la nuova Opéra e figure mitologiche.

Parigi in festa. Una raccolta di opere di artisti che frequentano le serate di gala nei teatri parigini. da Jacques Joseph (detto James) Tissot con l’elegante Il ballo (1878), straordinaria dimostrazione di virtuosismo a Jean Béraud con Una serata (1878), perfetta illustrazione di una affollata e mondanissima soirée che pare uscire dalla Ricerca del tempo perduto di Proust, da Eva Gonzalès con Un palco al Théâtre des Italiens (1874 circa), dove abbondano i riferimenti a Manet, suo maestro a Berthe Morisot con Giovane donna in tenuta da ballo (1879), tutto giocato con grande virtuosismo sulle variazioni del bianco in una figura femminile che fa pensare alla Madame Bovary di Flaubert.

Infine le ultime due sezioni:

L’universo femminile in bianco... Sezione incentrata sulla figura femminile rappresentata nei suoi momenti intimi. Troviamo La Lettura (1865-1873) di Manet, dove l’artista ritrae la moglie Suzanne Leenhoff e Léon Édouard Koella-Leenhoff, figlio naturale della donna. Il balcone (1868-1869), che lascia perplessi pubblico e critica al Salon del 1869 anzitutto per la scelta dei colori accesi, ma soprattutto per la sconcertante assenza di un soggetto chiaramente definito. Non si tratta infatti di un ritratto di gruppo, ma di una scena di genere, in cui ogni personaggio appare isolato nel proprio mondo interiore, offrendoci semplicemente i loro sguardi assenti. I modelli sono tre amici che Manet fa posare a lungo nello studio: il pittore Antoine Guillemet, la violinista Fanny Claus e appoggiata alla ringhiera Berthe Morisot.

..e nero. La passante e il suo mistero. La sezione conclusiva della mostra dedicata alle donne nelle strade parigine ospita due magnifiche opere di Manet: la tela Berthe Morisot con un mazzo di violette (1872), in cui l’artista riesce a trasmetterci, con grandissimo talento, la personalità magnetica della sua amica pittrice insieme alla loro profonda complicità artistica e un malinconico Ritratto di Nina de Callias (1874 circa), a cui si raffrontano due celebri figure femminili di Renoir: Madame Darras (1868 circa) e Giovane donna con veletta (1875), dove il grande maestro rivela una straordinaria maestria nella resa del nero e nel catturare il fascino fugace di una passante.

La mostra è visitabile dal 8 marzo al 2 luglio 2017.

Per info: www.manetmilano.it

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