Star Clipper
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Star Clipper – martedì 28 maggio

Arriviamo a Pylos, porto del Peloponneso, con poca storia e case che non hanno nulla di greco, ma invece ricordano molto quelle del sud dell’Italia.
Io e Carole, saliamo nella parte alta del paese, dove visitiamo la chiesa ortodossa e scattiamo qualche foto. Pylos mi trasmette molta povertà.

Ci fermiamo in uno dei tanti bar della grande piazza, dove dovrebbe esserci wi-fi free, ma il mio cellulare non riesce a connettersi. Ordino un caffè greco, e penso proprio che sarà l’ultima vola che lo bevo, perché non mi piace per niente.
Mi chiama Monamour, preoccupato perché non mi faccio sentire. Ha ragione…ed io che aspettavo il wi-fi per mandargli un messaggio…
Ritorniamo sullo Star ClipperA pranzo buffet lunch greco con alcuni piatti tipici come il Gyros, che assaggio due volte perché è molto buono.

Salpiamo alle 15.30. Il cielo è un po’ coperto e c’è un gran vento. Mi sdraio ad aft per assistere alla partenza, poi scendo in cabina per un riposino.

Dopo un breve relax, esco e decido di non risalire dalle solite scale, ma percorro tutto il corridoio e e m’imbatto nel gruppetto di persone che si sta recando a visitare la sala macchine insieme a Nicola, lo Chief Engineer. Così mi aggrego e partecipo anch’io alla visita e ascolto tutte le sue spiegazioni (in inglese;-(, fa un gran caldo e c’è un rumore terribile per cui non vedo l’ora di risalire, e non credo di essere l’unica a pensarlo…

Con l’aperitivo del pomeriggio ordino un Singapore Sling, l’ultima volta l’ho bevuto a Singapore al Raffles Hotel. 
È incredibile di quanto bevano gli stranieri. I tedeschi vanno a birra e prosecco e cocktails vari. Gli americani cocktails, soft drinks e whiskies.
Sembra che abbiano sempre sete. D’altra parte nei films anglosassoni è un continuo bere drinks prima, dopo e durante la cena…
Ho preso anch’io l’abitudine prima di cena di trovarmi a bere l’aperitivo con le francesi, anche se a volte non ho molta sete e non so cosa prendere.

Dopo cena c’è il The quiz with the drum. Peter, il captain cruise, fa una domanda e se si conosce la risposta bisogna correre da lui, battere sul tamburo e rispondere.
Se la risposta è esatta lui ti consegna una o più fiches, a secondo se la domanda è più o meno facile. Sono seduta su un sgabello del Tropical bar 
Peter è altissimo, biondo con i capelli slavati dal sole raccolti n un coda e quando parla inglese non si capisce nulla, ma sembra che parli la sua lingua madre che è tedesco. Quindi io non capisco quasi nessuna domanda.

Sono seduta su un sgabello del Tropical bar, quando sento qualcuno che mi batte sulla spalla: è Alberto uno dei bartender che mi porge un foglietto con la risposta alle domanda che Peter ha appena posto. Non ci penso due volte e corro da lui, batto sul tamburo e gli dico le risposte; “Hawaii, Hawaii, Alaska, Hawaii”. Peter mi consegna un paio di fiches, io torno al mio posto, tutti mi dicono brava e un passeggero americano si avvicina e mi chiede qual’era la risposta. Io sorrido e scambio un’occhiata di complicità con Roger. Sono stanca, consegno le mie fiches a Roger e vado a nanna.

Sdraiata a letto, sento le onde del mare che sbattono contro l’oblò, le tende sono tirate, ma chissà perché mi immagino di vedere, da un momento all’altro, un’enorme piovra che fa capolino dal vetro e mi guarda con i suoi grandi occhi e penso: beh se succederà gli canterò “Octopus’s garden” la canzone dei Beatles…

continua…

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