Viaggi

Alla scoperta dei colli tra Bologna e Modena

“Ma quanto è bello andare in giro per i colli bolognesi…”
cantava Cesare Cremonini nella sua canzone Vespa 50, ma io aggiungerei anche per i colli modenesi.
Voglio condurvi in un territorio che si trova tra Bologna e Modena, meta di gite fuori porta, ma sconosciuto ai più.

i colli tra Modena e Bologna

Il mio tour inizia da Vignola, cittadina che si trova ai piedi delle prime colline dell’Appennino modenese. Il nome deriva dal latino vineola, che significa piccola vigna ed indica per l’appunto la vocazione per la coltivazione dell’uva con cui si produce il Lambrusco.  La città è nota per la ciliegia mora Vignola, chiamata anche moretta, prodotto Igp e di cui esiste anche un Consorzio di Tutela, tanto che la città è considerata la “capitale delle ciliegie.
Ogni anno, dal 1970, si svolge tra marzo e maggio la Festa dei Ciliegi in Fiore con un ricco programma di manifestazioni che ruotano attorno a questo gustoso frutto. Mentre pochi sanno che qui si si produce anche il Grancotto di Vignola, prosciutto cotto con una lunga tradizione artigianale che risale a prima del ‘600 e che si è mantenuta intatta nel tempo.

degustazione di Torta Barozzi e Torta Muratori

Un’altra eccellenza gastronomica del territorio è la Torta Barozzi, inventata nel 1886 da Eugenio Gollini e dedicata all’architetto Jacopo Barozzi, detto Il Vignola. Ancora oggi viene prodotta dai discendenti di Eugenio nella pasticceria Gollini con la stessa ricetta di allora, custodita gelosamente segreta, gli ingredienti principali sono cioccolato fondente, mandorle, arachidi e uovasenza farina (per cui è adatta anche ai celiaci). Sempre della stessa pasticceria, la Torta Muratori, dedicata ad un altro illustre vignolese lo storico Ludovico Antonio Muratori a base di mandorle bianche, zucchero, uova e burro, anche questa senza farina. La forma storica delle due torte è rettangolare, ma si trovano anche in versione rotonda, e la particolarità è che vanno tagliate capovolte dalla parte della carta stagnola.

Rocca di Vignola

Merita una visita la Rocca di Vignola, simbolo più importante dell’identità culturale e geografica della città. Non è certa la data di costruzione, ma si pensa che sia avvenuta successivamente all’età Carolingia per difendere l’abitato dall’invasione dei barbari Ungari. Bellissime la sala dei Leoni e dei Leopardi, delle Colombe e quella degli Anelli, e al primo piano le stanze delle Dame, degli Stemmi e dei Tronchi d’Albero. La maggior parte degli affreschi riportano la storia della famiglia Contrari e testimoniano il forte legame con gli Estensi, con alcune licenze ironiche dell’artista che lo ha dipinti, opportunamente nascoste, ma che una guida esperta potrà farvi notare. Nella Cappella della Rocca si può ammirare il prezioso ciclo di affreschi tardogotici commissionato da Uguccione Contrari, anch’esso recentemente restaurato. Inoltre a Vignola c’è anche un alto numero di librerie e a settembre si svolge il Poesia Festival.

abbazia di Monteveglio

Da Vignola ci spostiamo di nuovo in provincia di Bologna, all’abbazia di Monteveglio o abbazia di Santa Maria Assunta, eretta su volere di Matilde di Canossa, in segno di ringraziamento per la vittoria avuta contro l’imperatore Enrico IV. Una chiesa povera, di montagna, in stile romanico, caratterizzata dall’uso di terracotta ed alabastro, tenuta dai frati dell’Ordine dei Fratelli di San Francesco. E’ circondata dal parco regionale di Monteveglio, ricco di vigneti, calanchi, che ospitano una flora particolare fatta di erbe aromatiche e rare e sono presenti numerosi piccoli mammiferi come il riccio, il ghiro e lo scoiattolo, oltre a tanti altri animali.

murale di Tolè

Nel pomeriggio passeggiata a Tolè, frazione di Vergato, località di villeggiatura degli anni ’60 per il suo clima fresco d’estate, si trova infatti a 700 metri di altitudine, e meta degli amanti del turismo verde, chiamata anche la piccola Dozza per i murales che abbelliscono le facciate delle case, grazie all’associazione Fontechiara che nel 1998 ha promosso la decorazione dei muri coinvolgendo non solo artisti, ma anche gente del luogo, soprattutto i giovani.
Il paese è conosciuto anche per la produzione di patate e la qualità dell’acqua delle sue fonti che alimentano 13 fontane ristrutturate grazie ad un’associazione di volontariato.
Proprio nel pressi di Tolè, a Cerelio, in località Pradavena, sgorga l’acqua Cerelia, acqua oligominerale, povera di sodio, ricca di proprietà depurative con un basso contenuto di residuo fisso, utilizzata anche da ristoranti di alto livello.

il formaggio di montagna Sua Maestà il Nero

In questa terra ricca di eccellenze enogastronomiche, spicca il Parmigiano Reggiano. Noi siamo andati a visitare il Caseificio S.Lucia di Roffeno, una cooperativa casearia nata nel 1968, che raggruppa diverse aziende agricole del circondario che producono e conferiscono latte per la trasformazione in Parmigiano Reggiano. L’ambiente incontaminato dei pascoli e dei foraggi situati a 850 metri consente una produzione di altissima qualità. Tra i formaggi d’eccellenza del caseificio, figura Sua Maestà il Nero, che riprende l’antica tradizione delle forme di un tempo, formaggio di montagna con minimo 24 mesi di stagionatura, chiamato così perché ricoperto all’esterno da una crosta nera realizzata con carbone vegetale e cera d’api, che lo rende morbido, gustoso e più digeribile.

un’opera dell’artista Gino Covili

Da non perdere poi la visita alla Casa Museo di Gino Covili inaugurata il 21 marzo scorso, (all’inaugurazione era presente anche il cantautore e scrittore Francesco Guccini) proprio nel giorno del compleanno del pittore, nato nel 1918, vissuto e morto a Pavullo nel Frignano. Considerato il Van Gogh italiano,  Covili è un artista fuori dagli schemi, autodidatta e cultore della storia contadina, che ha saputo creare dal 1950 al 2000 un universo di opere contraddistinte da uno stile personalissimo. Nella sua Casa Museo di tre piani, immersa nel bosco e nel verde, tanto da mimetizzarsi con l’ambiente circostante, sono esposte 120 opere realizzate dall’artista nel corso della sua vita creativa. Un percorso multi sensoriale dove i protagonisti sono uomini, donne, animali, immagini rurali e bucoliche È il posto dove nascono i pensieri, che poi crescono e diventano disegni e poi colori e poi quadri e storie da raccontare”. Insomma un posto magico. Proprio come questo territorio.

passatelli su fonduta di Taleggio e tartufo nero scorzone

Dove mangiare

Trattoria dai Mugnai
Situata in un vecchio mulino (c’è ancora la scritta originale fuori sull’edificio), un ambiente gradevole e curato dove viene proposta la cucina tradizionale bolognese abbinata ai vini autoctoni. Pasta rigorosamente fatta in casa così come i dolci. Il locale è famoso per i piatti a base di tartufo. Ecco il menu che ho assaggiato io: tortino di semolino con cuore di uovo bazzotto, tartufo nero e salsa a base di marsala (ricetta di Gualtiero Marchesi), passatelli asciutti su fonduta di Taleggio e tartufo nero scorzone, guancia di vitello brasata e come dessert millefoglie su crema di mascarpone e fragole al naturale.

tortelli della bianca modenese

Osteria nuova del Pilastrino
Dal 1908 propone piatti tipici della cucina bolognese, dove primeggia la pasta fatta in casa, anche ripiena. Alcuni piatti sono rivisitati. Io ho mangiato crostini con alici, burro e sedano; foglia di cipolla con polpettina di vitello; tortelli alla bianca modenese; tagliolini con porcini e funghi trombetta; coniglio in porchetta con cipolle e patate e infine panna cotta con frutti di bosco. L’osteria è anche bottega in cui si possono acquistare tante prelibatezze.

 

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