io e il Maestro
Diario di una gourmet

Io, il Maestro e…la frittata condivisa

In una calda sera di fine estate, mentre giravo tra i padiglioni di Taste of Milano,

dopo aver assaggiato alcuni piatti proposti dai vari chef presenti, tra cui la cipolla caramellata e soffiata di Matias Perdomo, sono arrivata allo stand del Marchesino, dove seduto al tavolo insieme a Gualtiero Marchesi c’era un giornalista che conosco e che si è alzato a salutarmi, dicendo che si sarebbe aggregato a me nel tour, ma prima di lasciare lo stand andai a salutare Marchesi, che avevo intervistato mesi prima via mail.

Mentre mi avvicinavo lui per prima cosa, senza sapere ancora chi fossi, si alzò, mi venne incontro e mi disse in milanese “un basin” e mi baciò sulle guance…

Ecco, il ricordo più bello che mi è rimasto della serata e di Taste of Milano è questo: il “basin” di Gualtiero Marchesi, il Maestro che non voleva essere chiamato tale, ma che in fondo, in fondo,forse  un po’ gli faceva piacere.
Scusate se è poco.

Un anno dopo.

E’ successo di nuovo. Oggi sono stata a Milano con la mia amica Lucia e siamo andate a visitare l’Excelsior, il nuovo centro commerciale del lusso in Galleria del Corso, aperto solo da un mese. Siamo rimaste deluse, niente di che. In Italia questi centri arrivano sempre in ritardo e a Londra esistevano già almeno vent’anni fa e molto, ma molto più belli. Al piano sotterraneo c’è una sorta di food-store, e al piano rialzato un bistrot dove ci siamo fermate a pranzo. Mentre stavamo aspettando i nostri piatti, guardo giù dalla balconata e sulla scala mobile che scende chi vedo?

Ma il Maestro!

Lo saluto con la mano e lui ricambia con un sorriso. Lo vediamo girare per il piccolo supermercato di prelibatezze. Si ferma al banco della frutta, guarda i prodotti sugli scaffali, scruta la carne nel reparto macelleria. Poi risale con il suo trench chiaro. Allora io mi alzo e vado a salutarlo e…voilà altri basin. Mi spiega che è venuto a curiosare e mi chiede cosa ne penso. Ecco la cosa più bella della mia giornata a Milano, con l’acquisto del cappottino di cammello di MaxMara!

Chissà se ci sarà una terza volta…
Sono sicura di sì e penso che sarà molto presto!

Gualtiero Marchesi non voleva essere chiamato Maestro, non voleva essere chiamato chef, ma cuoco, perché giustamente diceva che chef significa capo, ma di cosa? in Italia è erroneamente usato, perché il termine corretto è chef de cuisine.

Era un vero piacere conversare con lui, inseriva nel discorso delle citazioni di personaggi famosi che ti lasciavano a bocca aperta. E soprattutto continuava a studiare a leggere, aveva moltissimi interessi perché mi raccontava che lui era fatto così, aveva sempre voglia di scoprire qualcosa di nuovo.

Da tutto ciò sono nati piatti che hanno cambiato la storia della cucina italiana: Riso e Oro, il Raviolo Aperto, l’Insalata di Spaghetti e Caviale.

Al di fuori dalla personaggio pubblico, il fondatore della “Nuova Cucina Italiana”, colui che ha portato per la prima volta in Italia la nouvelle cuisine, primo ad aver ottenuto le tre stelle Michelin in Italia, e, anni dopo, ad aver avuto il coraggio di rifiutarle, contestando il sistema di attribuzione dei punteggi della Michelin, e affermando di voler ricevere solo commenti e punteggi; era un uomo semplice, elegante, colto, estremamente simpatico e anche ironico. E con una grande passione per l’arte in tutte le sue espressioni, soprattutto la musica.

Ricordo un giorno che pranzai da lui con un’amica, scelse per noi il menu, con il superbo risotto con la foglia d’oro e, dato che era impegnato in un pranzo in un altro tavolo, ogni tanto si alzava e veniva da noi “dalle mie donne” diceva, spiegando che preferiva la nostra compagnia a quella degli altri commensali.

A Milano per trascorrere un week end alla scoperta di un hotel e di un ristorante, passo a trovare Gualtiero Marchesi.

Sono con un’amica che lo vuole conoscere, così ci fermiamo a bere un caffè, c’è una persona insieme a lui, un volto conosciuto, ricordo quando bambina, lo seguivo in tv: è Cino Tortorella, alias il mago Zurlì, col vezzo di calcolare l’età in mesi e non in anni. Scherzando dico che ho preso “due piccioni con una fava”. Chiacchieriamo piacevolmente tra un caffè e un dolcetto, dimenticandoci, rapite dalla compagnia, del nostro programma di shopping, e ad un certo punto Gualtiero dice: “Cosa ne dite se mangiamo una frittatina? Devo provare un nuovo cuochino.” E così va in cucina a dare l’ordine e ci ritroviamo a dividere una frittata, come quattro amici, ridendo e scherzando.

Un’esperienza che ricorderò per tutta la vita.

Come ricorderò sempre questo elegante signore che, nonostante l’età avanzata, non aveva niente di agé, se non che qualche volta, dopo un po’ che non ti vedeva, gli dovevi rammentare chi eri.

Bon voyage Gualtierino!

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