“La notte di San Giovanni destina il mosto, i matrimoni, il grano e il granturco.”
E’ un antico proverbio popolare diffuso in molte regioni italiane e la cui spiegazione va ricercata nella particolarità di questa notte e nelle numerose credenze e superstizioni legate alla festa e cambiano da regione a regione.
La notte di San Giovanni, celebrata il 24 giugno, rientra nelle celebrazioni solstiziali. Il nome associatoli deriva dalla religione Cristiana, perché secondo il suo calendario liturgico vi si festeggia San Giovanni Battista. In questa festa, secondo un’antica credenza, il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua): da qui i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare. Non a caso gli attributi di S. Giovanni sono il fuoco e l’acqua, con la quale battezzava, una comoda associazione, da parte del cristianesimo, per sovrapporsi alle antiche celebrazioni.
Così nel corso del tempo, c’è stato un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane, e ritualità cristiana, che dettero origine a credenze e riti in uso ancora oggi e ritrovabili perlopiù nelle aree rurali. I falò accesi nei campi durante la notte di S. Giovanni, in tempi passati erano considerati propiziatori e purificatori, costituivano un’usanza comune in moltissimi paesi europei e addirittura anche nel nord Africa. I contadini si posizionavano principalmente in cima alle colline e accendevano dei grandi falò in onore del sole, per propiziarsene la benevolenza e rallentarne la discesa. Spesso con le fiamme di questi falò venivano incendiate delle ruote di fascine, fatte poi precipitare lungo i pendii, accompagnate da grida e canti. A scopi purificatori vi si gettavano dentro cose vecchie, affinché il fumo che ne scaturiva tenesse lontani spiriti maligni e streghe in quanto si riteneva che scorrazzassero per i campi e i boschi in cerca di erbe. A volte si bruciava anche un pupazzo così da bruciare, metaforicamente, la malasorte e le avversità. Inoltre si faceva passare il bestiame attraverso il fumo dei falò, in modo da proteggerlo dalle malattie e da fatture e malie.
Anche le erbe raccolte durante la notte di S.Giovanni hanno un potere particolare, infatti sono in grado di scacciare ogni malattia e tutte le loro caratteristiche e proprietà hanno il massimo potere. Era possibile anche realizzare “l’acqua di San Giovanni” ponendo in un bacile pieno d’acqua foglie e fiori di lavanda, iperico, mentuccia, ruta e rosmarino e lasciandolo tutta la notte fuori casa. La mattina successiva le donne prendevano quest’acqua e si lavavano per aumentare la bellezza e preservarsi dalle malattie. Invece, alle prime luci dell’alba, i contadini che possedevano degli alberi di noce dovevano legare una corda di spighe ed avena intrecciandola ai tronchi dei loro alberi. Così facendo avrebbero poi raccolto frutti più buoni ed abbondanti. Mentre la rugiada della mattina di San Giovanni ha il potere di curare, purificare e fecondare.
Altre usanze legate al potere all’acqua: la prima acqua raccolta la mattina del 24 giugno manteneva la vista buona, recarsi all’alba sulla riva del mare e bagnarsi preservava dai reumatismi e una leggenda narra che vicino al famoso Noce di Benevento, ci fosse un laghetto o un torrente in cui le donne si bagnavano proprio in quella notte per aumentare le propria fertilità.
Alcuni proverbi:
“Chi nasci la note se San Zuene no vedi strighe e no sogna fantasme”
Chi nasce la notte di San Giovanni non vede streghe e non sogna fantasmi.
proverbio veneto che descrive che coloro che hanno fortuna di nascere in questa notte siano investiti da poteri straordinari
“San Giovanni col su’ fogo el brusa le strighe, el moro e ‘l ovo”
“San Giovanni con il suo fuoco, brucia le streghe, il moro ed il lupo.”
proverbio istriano che rivela l’antica usanza di accendere i fuochi, utili per allontanare la sfortuna e i contagi.
Il mio ricordo personale della notte di San Giovanni è che, da piccola, passavo dei periodi d’estate in campagna a Merlino da alcuni miei parenti e lì vicino c’è il santuario di S.Giovanni Battista del Calandrone. Noi a piedi ci recavamo alla chiesa nel cui interno erano appesi tanti ex-voto per Grazie ricevute per intercessione del Santo a quei fedeli che avevano bevuto o si erano bagnati con l’acqua delle vasche. E in questi giorni Merlino è in festa perché si celebra il santo. Ricordi piacevoli di estati trascorse in campagna. E poi Giovanni era il nome di mio padre.
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