10 ottimi motivi per visitare Israele
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10 ottimi motivi per visitare Israele

Mi sono letteralmente innamorata di Israele. Un Paese sorprendente, dove la gente è ospitale e si respira una grande energia e positività.
Tra i miei desideri c’era quello di fare un bagno nel Mar Morto, per lasciarmi cullare nelle sue acque calde e benefiche, di visitare un Kibbutz e sentirmi “figlia dei fiori” e finalmente sono riuscita a realizzarli. Emozionante è stata la visita al Muro del Pianto. Ci si lava le mani tre volte alla fontanella prima di entrare, le donne separate dagli uomini, e poi…difficile raccontare. Ognuno dice la sua preghiera e pone il proprio bigliettino in una delle fessurine del muro dove trova posto. Ed anche il tour in jeep nel deserto del Negev.

Leggete i 10 motivi, secondo me, per i quali dovreste visitare Israele:

1) Tel Aviv

E’ chiamata la Città Bianca per i suoi 4000 edifici costruiti in stile Bahuaus, quartiere dal 2003 dichiarato Patrimonio Culturale dell’Unesco; ma anche la Miami del Medio Oriente per i 14 km di spiagge attrezzate e dedicate a tutti: famiglie, coppie, single, proprietari di cani, giovani, religiosi ortodossi e gay. Tel Aviv è anche gay-friendly, proprio per questo motivo si è candidata per ospitare nel 2020 la convention internazionale del turismo Lgbt. Famosa è anche la sua movida che si concentra attorno a Rothschild Boulevard, al quartiere di Florentine e al Porto Vecchio con locali in grado di soddisfare tutti i gusti e che restano aperti fino a tarda notte, soprattutto il venerdì sera, vigilia dello Shabat. Una città in fermento, dove si conduce uno stile di vita easy e moderno e fucina di nuove tendenze, ricca di gallerie d’arte, designer di moda e gioielli. Una città cosmopolita da vivere e da assaporare immergendosi tra la gente o magari seduti ad un caffè sorseggiando un bicchiere di limonata con menta o un succo di melograno.

2) Gerusalemme

Un detto dice che Gerusalemme prega, mentre Tel Aviv si diverte. Beh si diverte anche a Gerusalemme, come si prega anche a Tel Aviv. Ma che si sia credenti oppure no, non si può rimanere indifferenti di fronte ad alcuni dei luoghi sacri della città Santa, dove convivono le tre religioni monoteistiche, come il Muro del Pianto, il Santo Sepolcro, il tramonto sulla Cupola dorata della Roccia con la preghiera del muezzin. La sera si può passeggiare lungo la Mamilla, via dello shopping con ristoranti e locali alla moda, costruita con la pietra di Gerusalemme, una pietra naturale fatta di sabbia, alghe, calcare e fossili, oppure alla First Station, un ex stazione ferroviaria ristrutturata diventata un centro con negozi, ristoranti, locali vari con musica dal vivo. Suggestivo da visitare il Mahane Yehuda Market, chiamato anche shuk, un trionfo di colori, profumi e sapori, dove gli abitanti di Gerusalemme vanno a fare spesa.

3) Vivere l’esperienza in un Kibbutz

I Kibbutz rappresentano uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele, nati da ideali socialisti, di eguaglianza, una sorte di comune dove ogni singolo individuo lavora per tutti gli altri, ricevendo in cambio, non denaro, ma solo i frutti del proprio lavoro. Se inizialmente i Kibbutz si occupavano solo di attività legate all’agricoltura, negli ultimi anni sono stati sviluppati progetti di natura diversa, adeguandosi all’attuale economia di mercato. Uno dei più longevi è quello di Ein Gedi, situato sulla sponda occidentale del Mar Morto. Da guesthouse è diventato un hotel di 166 camere e suites di diverse tipologie, dislocate in edifici a due piani situati in un giardino rigoglioso con alberi come il Baobab e il Ficus Benghalensis. E’ dotato di una grande Spa, con sei piscine, di cui una esterna d’acqua dolce, un ristorante e una boutique dove si possono acquistare prodotti cosmetici a base di vitamine e sali del Mar Morto. Tra le attività del kibbutz c’è anche l’imbottigliamento dell’acqua minerale spillata dalle vicine sorgenti.

4) Mar Morto

E’ un’esperienza indimenticabile fare il bagno nel Mar Morto, che tutti una volta nella vita dovrebbero provare. Questo “non mare”, lungo 76 km, largo 16 e con una superficie di 1.000 kmq, a quasi 420 mt sotto il livello marino, ha una salinità del 33,7%, (sta a galla anche chi non sa nuotare) e per questo motivo nelle sue acque non vivono né pesci, né alghe, ma solo alcuni tipi di batteri, ed hanno un’alta concentrazione di minerali, come il calcio e il magnesio, utili rimedi contro le allergie e le infezioni delle vie respiratorie, il bromo che aiuta il rilassamento, lo iodio con effetti benefici sulle disfunzioni ghiandolari e il fango nero per la cura della psoriasi. Insomma il Mar Morto è una vera Spa a cielo aperto. E non potete ripartire da Israele senza portarvi a casa i prodotti Ahava, in ebraico amore, un’azienda nata nel 1988, che ha sviluppato delle speciali linee di cosmetici per tutti i tipi di pelle a base di sali e minerali del Mar Morto, tra cui anche una linea maschile e una di fanghi.

5) Cucina israeliana

La cucina fusion? E’ nata qui! Sì perché quella israeliana è un mix di sapori e profumi, influenzata dai piatti tipici medio orientali e da quelli portati dagli ebrei emigrati in Israele da tutto il mondo. Ed è proprio per questo motivo che si può considerare un’antesignana di quella fusion. Un pasto tipico ebreo inizia con l’Hummus (salsa di ceci cotti e pasta di sesamo con olio di oliva), la Tahina, crema di semi di sesamo con olio, Matbucha (pomodori, peperoni arrostiti, olio d’oliva ed aglio), Turqi, l’insalata con cipolla fritta e pomodoro. Per mangiarle come gli israeliani dovete fare la “scarpetta” con la Pita, pane di forma rotonda e piatto, oppure durante lo Shabbat con il Challah, pane a forma di treccia. Usanza che si pratica anche con piatti come la Shakshuka, a base di uova, cipolla, aglio, pomodori, peperoni, pepe nero e spezie e l’Hraimi, pesce con un sugo di pomodoro piccante. Da assaggiare anche i Falafel, polpettine di ceci fritte speziate e le Burekas fagottini di pasta sfoglia o fillo ripieni di formaggio, patate, funghi e verdure. La carne viene cotta prevalentemente arrosto, sono da annoverare i Šašlyk, spiedini marinati di carne di montone o pecora, e il più popolare Kebab. Il Ptitim è il cuscus israeliano, conosciuto anche con il nome di Maftul o cuscus in perle, perché ha grani un po’ più grossi, e viene condito con legumi, cipolle, pomodori e olive. I dolci più diffusi sono il Blancmange, che nasce proprio in Medio Oriente, i gustosi Baklava preparati con pasta sfoglia e frutta secca, e l’Halva a base di semi di sesamo o pasta di Tahini, con zucchero e miele frutta secca, pasta di cocco, succo d’arancia o limone, vaniglia e cioccolato.

 6) Vini Nobili

Pochi sanno che in Israele la coltivazione della vite risale a circa 5000 anni a.C. La Torah narra che Noè, dopo la salvezza dal diluvio universale, piantò alcuni vigneti e preparò del vino, e un bassorilievo del 2700 a.C., custodito al British Museum, raffigura un esercito con sfondo di viti colme di grappoli. E diverse testimonianze scritte raccontano che nel 1000 a.C. in Galilea erano presenti molte cantine che producevano vino. La storia moderna della viticoltura in Israele inizia nel 1882 con il Barone Edmond de Rothschild, che fonda l’azienda Carmel, la prima di Israele. Oggi si contano circa trentacinque realtà commerciali e duecento micro aziende. I vigneti si trovano principalmente sulle alture del Golan, in Galilea, in Samaria e sui Monti della Giudea. Lo Chardonnay è il più diffuso tra i bianchi, mentre tra i rossi troviamo Cabernet, Merlot e Shiraz. Il vino Kosher è prodotto seguendo la Kasherut, cioè le regole di alimentazione della religione ebraica. Il termine Kosher significa “adatto”, ”idoneo”. Un cibo si definisce così quando è adatto ad essere consumato ed è stato preparato secondo le norme alimentari ebraiche. Tre sono le grandi regole di coltivazione della vite: Orlah in cui nei primi tre anni è proibito raccogliere i grappoli; Shmitah ogni sette anni la vite deve essere lasciata a riposo ed è proibito raccoglierne i frutti e Kilai Hakerem, che significa che non si possono avere colture miste, tra i filari non si può coltivare altro.

 7) Un Fashion & Design tour con un’esperta

Per andare alla scoperta delle nuove tendenze israeliane in fatto di moda, gioielli e arte, potete farvi accompagnare da Galit Reismann di TLVstyle in un interessante tour in giro per Tel Aviv, alla ricerca dei migliori stilisti emergenti nella vivace Lilienblum, strada che si appresta a diventare il punto di riferimento del fashion nella città. Galit mette a disposizione tutta la sua esperienza professionale nel settore della moda per condividere e promuovere il panorama nascente di stilisti e designer, organizzando tour personalizzati per soddisfare le esigenze dei partecipanti, a cui fa prima compilare un questionario per conoscere le preferenze di ciascuno e poter consigliarlo al meglio. Tra le novità scoperte con lei: Elisha Abargel, Hannah, Ruby Studio e Gal Gaon Gallery.

8) Diamanti e Perle

A chi non piacciono i gioielli? Soprattutto se i protagonisti sono i diamanti e le perle. Yvel è l’indirizzo giusto. Fondata nel 1986 da Orna e Isaac Levy (Yvel è la parola speculare di questo cognome) l’azienda è un brand di gioielli di lusso. soprattutto con perle e diamanti, realizzati da artigiani qualificati. All’interno è nata la scuola Megemeria per aiutare la comunità etiopica immigrata in Israele, il nome significa genesi ed ha ispirato anche una linea di gioielli particolari realizzata dagli stessi. I gioielli Yvel hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e sono indossati da personaggi famosi dello spettacolo. E mentre scegliete un gioiello, potete anche degustare un calice di vino nella cantinetta collocata al centro della boutique.

9) Alla ricerca della storia perduta

Il tuffo nel passato inizia da Masada, la fortezza costruita tra il 37 3 il 31 a.C per ordine di Erode, a 650 metri di altitudine, su uno sperone di roccia che emerge fra Wadi Ben Yair e Wadi Massada. Si raggiunge attraverso una funivia, ma i più sportivi possono anche salire a piedi percorrendo il Sentiero del Serpente. A metà strada tra Haifa e Tel Aviv, c’è Caesarea, costruita da Erode il Grande dal 25 al 13 a.C. Notevole il doppio acquedotto, grande esempio di architettura romana, lungo 9 km, eretto per portare l’acqua in città dalle sorgenti del Monte Carmelo, e poi il teatro romano, l’anfiteatro e l’ippodromo.

10) In jeep nel deserto

Un’altra esperienza assolutamente da provare è il tour in jeep nel deserto del Negev, che occupa il 62% della superficie totale dello stato di Israele. Il terreno desertico, rossastro e lucente, è caratterizzato da un paesaggio variegato: a nord sono presenti spettacolari dune di sabbia, al centro si trova il cratere Ramon con ripide scogliere  e le sorgenti d’acqua, mentre a sud prende i colori del granito rosso e nero, che contrastano con i rilievi di arenaria dal colore forte. Il mio tour si è svolto nel deserto di Giudea, che confina con ad ovest con i Monti della Giudea e ad est con il Mar Morto. Misura solo 1500 km2, ma è pieno di panorami mozzafiato formati dal altopiani, profondi canyon, montagne, scogliere e colline di gesso.

Per info: goisrael

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