Dolci colline nate in seguito a delle violente eruzioni vulcaniche, i Colli Euganei sorgono nel mezzo della Pianura Veneta, nei dintorni di Padova, ed hanno fatto da sfondo alle tante vicissitudini dei popoli che hanno abitato qui. Un territorio unico con ricchezze naturali, paesaggistiche, artistiche e culturali, che dal 1989 è tutelato dal Parco Regionale dei Colli Euganei, primo parco regionale del Veneto. C’è molto da vedere e anche da fare: ville, castelli, borghi medioevali e centri termali fra i più rinomati d’Europa. Ho stilato per voi sette ottimi motivi per cui i Colli Euganei meritano di essere visitati.
1) La piccola Versailles veneta
Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani circondata dai giardini Valsanzibio, è chiamata la piccola Versailles per la maestosità del suo parco con oltre 350 anni di storia, realizzato tra il 1665 e il 1696 dall’architetto Luigi Bernini su commissione dei Barbarigo, una delle famiglie più ricche ed importanti di Venezia, come voto solenne a Dio per sconfiggere la Peste del 1630/31. Il giardino, che si estende su una superficie di ben 150.000 metri quadrati, è un trionfo di fontane, ruscelli, cascate, scherzi d’acqua e peschiere. Il significato dell’imponente struttura simboleggia il percorso spirituale che l’uomo deve compiere verso la purificazione e la salvezza. All’interno del giardino di Valsanzibio si trovano 70 statue scolpite nella pietra d’Istria, in gran parte opera dello scultore italo-tedesco Enrico Merengo e 800 piante di oltre 100 specie diverse, di cui molti alberi secolari piantati tra il 1660 e il 1670. Inoltre è unico al mondo per la quantità di siepi di bosso sempreverde, che compongono un labirinto con un percorso di un chilometro e mezzo.
2) Navigare a bordo della caorlina
Viaggiare Curiosi organizza tour sul Canale della Battaglia, a bordo di un’imbarcazione tradizionale veneziana in legno chiamata la caorlina, guidata da quattro vogatori esperti che praticano la voga alla veneta. Percorrendo le antiche vie d’acqua che in passato erano solcate dai burci, grosse barche dal fondo piatto -una sorta di chiatte- che trasportavano cereali, botti di vino e soprattutto trachite, la pietra euganea usata dai veneziani per pavimentare piazza San Marco a Venezia, si giunge al Museo Civico della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme che raccoglie al suo interno storie, materiali e ricordi di vita vissuta attraverso i quali si possono riscoprire tradizioni, pratiche e attività di un recente passato che non deve essere dimenticato. Il percorso museale comincia dal cortile esterno dove sono esposti fèri (ancore), argani, motori e brìcole (pali da ormeggio o per delimitare i passaggi fluviali). Si prosegue all’interno con una sezione che illustra le parti delle imbarcazioni, i vari tipi per il trasporto delle merci e delle persone e le caratteristiche costruttive. Di particolare interesse sono i modelli in scala del burcio “Lina”, uno degli ultimi barconi di questo tipo funzionanti, e della sezione maestra di un burcio padovano, tipo di barca diffuso nel Veneto e simbolo della navigazione fluviale.
3) Castello del Catajo
La leggenda collega a Marco Polo e ai disegni che portò dal suo viaggio nel Cataj in Cina, la nascita del Castello del Catajo, storia successivamente smentita da documenti che comprovano che il luogo era già chiamato così da tempi ben più antichi. Molto probabilmente invece il nome fa riferimento al luogo dove sorge la Ca’ del Taj ovvero “la tenuta del taglio”, con possibile riferimento allo scavo del Canale di Battaglia che tagliò a metà molti appezzamenti agricoli. L’edificio si presenta in tutta la sua maestosità con un lungo viale d’ingresso che conduce al Cortile dei Giganti e fu la dimora cinquecentesca di Beatrice degli Obizzi. e della sua famiglia che lo utilizzò per rappresentazioni teatrali, tornei e naumachie (rievocazioni di battaglie navali), dato che la parte inferiore del cortile poteva essere riempita d’acqua. Tra le diverse fontane della villa la più spettacolare è la Fontana dell’Elefante, posta dentro una grotta scavata nella roccia abbellita dalla scultura raffigurante l’animale, opera emblematica dei gusti esotici degli antichi proprietari. Una scalinata, costruita in modo da poter essere salita anche a cavallo, permette di accedere al piano nobile e alla sale di rappresentanza, dove è possibile ammirare l’albero genealogico della famiglia Obizzi, affrescato su una parete. Il castello si articola su oltre 350 stanze, alcune delle quali affrescate da Giovan Battista Zelotti, allievo del Veronese. E’ inoltre circondato da un vastissimo parco di 26 ettari. Antistante all’ingresso si trova il Giardino delle delizie, di impianto romantico esteso su 3 ettari, con una grande peschiera e numerose piante esotiche. Queste caratteristiche e le pertinenze di 40 ettari fanno del Castello del Catajo una delle dimore storiche europee più imponenti.
4) Acque preziose e fanghi miracolosi
I Colli Euganei sono famosi anche per le Terme, conosciute in tutta Europa come Terme di Venezia, per via della vicinanza con la città più bella del mondo. Sono tre le stazioni termali: Abano, Montegrotto e Galzignano. L’acqua termale appartiene alla categoria delle acque sotterranee profonde ed è chimicamente classificata come salso-bromo-iodica ipertermale, con un residuo fisso a 180° C di 5-6 grammi di sali per litro. Il gap termico tra gli oltre 80° con cui esce l’acqua dal pozzo e la temperatura di utilizzo nel bagno termale (33°-38°), produce geotermia, che viene utilizzata per il riscaldamento degli hotel, nel pieno rispetto dell’ambiente, quindi senza alcuna emissione di CO2. L’acqua termale viene utilizzata per la maturazione del fango, per le terapie inalatorie, nei bagni termali e nelle piscine. Il Dipartimento di Biologia di Padova e dal Centro Studi Termali Pietro d’Abano hanno dimostrato scientificamente che il fango delle Terme Euganee è unico al mondo. Ed in seguito ai risultati di queste ricerche è stato steso un disciplinare di tutela del marchio di origine del fango del Bacino Euganeo della Regione Veneto (Fango D.O.C.). I benefici della fango-balneoterapia sono molteplici: a cominciare dalla cura contro l’artrosi e l’artrite, ma anche osteoporosi, reumatismi extra-articolari, patologie articolari anche degenerative e autoimmuni. L’Argilla Termale ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, immunostimolanti, fa miracoli anche contro lo stress: lo combatte, riattiva la circolazione, disintossica l’organismo e rimineralizza il corpo decontraendo la muscolatura. Il fango maturo, ricco di sali minerali, stimola e ossigena sangue e tessuti, dona energia e vitalità. Una seduta di fangoterapia dura da 15 a 20 minuti, allo scadere del tempo di applicazione il fango viene lavato con una doccia, segue un bagno nell’acqua termale ad una temperatura di 37° per una durata di circa 10 minuti, dopo un’asciugatura con un lenzuolo caldo, si rimane in totale relax sdraiati per 40 minuti per la reazione sudorale e si conclude con un massaggio termale per amplificare i vantaggi di grande distensione prodotti dalla fangatura. Per un beneficio completo si consiglia almeno un ciclo di 12 sedute.
5) Le città murate
Un percorso di 25 km costituisce un interessante itinerario tra le città murate della Bassa Padovana, ovvero Cittadella, Monselice, Este e Montagnana. Si tratta di fortezze che hanno conservato, almeno in parte, la cerchia delle antiche mura difensive. Monselice, la porta dei Colli Euganei, è nota per il suo Castello e la cinquecentesca Villa Duodo, opera di Vincenzo Scamozzi. A circa 8 chilometri si trova Este, accovacciata tra gli antichi palazzi, con il Castello trecentesco, il Museo Nazionale Atesino e la monumentale cinta muraria. Lunghe circa due chilometri e percorse da 24 torri esagonali, anche le mura di Montagnana, assieme al Duomo e alla chiesa di San Benedetto, emanano un fascino senza tempo. Cittadella unico borgo in Europa a pianta ellittica, deve la sua spettacolare cinta muraria alla sua posizione strategica, posta tra l’antica Postumia e la via che scende dalla Valsugana, da visitare la Casa del Capitano, la Torre di Malta e il Palazzo Muncipale o della Loggia.
6) Non solo risi e bisi
Tra i piatti simbolo del territorio troviamo i risotti, il più tipico è risi e bisi (riso e piselli), ma sono ottimi anche quello con le ciche (carne di manzo), ai fegatelli di pollo, ai bruscandoi (germogli di luppolo), alle erbette selvatiche di campo o con le rane. E poi deliziose zuppe come la pasta e fasoi o i bigoi in salsa, un primo piatto povero che veniva preparato nei giorni di magro decretati dalla Chiesa: mercoledì delle Ceneri, venerdì Santo e la Vigilia di Natale. I bigoli sono una pasta lunga tipica veneta che assomiglia a degli spaghettoni dalla superficie rugosa e porosa che assorbono bene il condimento, in questo caso composto da acciughe e cipolle bianche lasciate appassire e disfare molto lentamente in olio extravergine di oliva. Come secondo piatto il famoso bollito alla padovana, le carni da corte (l’anatra ripiena, il papero alla frutta, la gallina padovana, il coniglio, gli spiedi di torresani (colombi di torre) e di faraone, il pollo fritto). Non manca mai la polenta in abbinamenti come contorno ma anche proposta con funghi o baccalà.
7) Vini vulcanici
I vini dei Colli Euganei sono chiamati così perché influenzati dalle manifestazioni vulcaniche avvenute 35 milioni di anni fa, Ed è in questa zona che sono nati i primi bordolesi italiani. Nel 1870, infatti, a Lispida i Conti Corinaldi hanno piantato per la prima volta i vigneti di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc in suolo italiano. Tra i vini più rappresentativi della Doc troviamo il Serprino, il Colli Euganei Rosso e i bianchi a base di Moscato. La Docg invece è rappresentata dal vino Fior d’Arancio nelle sue tre versioni: secco, spumante e passito. Questo antico vitigno giunse molti secoli fa su queste colline, dopo un lungo viaggio dall’Oriente, forse dalla Siria e dalla Mesopotamia. Grazie all’amore e al lavoro dei nostri vignaioli è diventato la punta di diamante della produzione vinicola euganea e ha conquistato la prestigiosa Docg nel 2010.
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