28 Posti, proprio come il numero di coperti di questo locale aperto nel mese di aprile 2013 in zona Navigli.
Il progetto è stato ideato da Gaetano Berni e Silvia Orazi, direttori dell’ong Liveinslums, in collaborazione con l’Istituto Penitenziario di Bollate (Mi). La coppia, insieme a Maria Luisa Daglia, ha curato e organizzato i lavori di ristrutturazione con un gruppo di detenuti che hanno potuto beneficiare dell’art.21.
L’arredamento si ispira alla natura, con l’uso predominante del legno utilizzando materiale di recupero, ed è stato disegnato dal designer Francesco Faccin, mentre le originali lampade sono state realizzate da Alvaro Catalan de Ocon all’interno di un progetto di cooperazione allo sviluppo svolto con gli Indios emigrati a Bogotà. Molti degli oggetti esposti in sala sono auto produzioni della comunità di Mathare, baraccopoli di Nairobi, presso la quale l’ong sta costruendo una scuola di strada e sta realizzando una serie di orti comunitari. Tutti gli oggetti d’arredo saranno presto messi in vendita nel locale. Molto bella l’idea della parete esterna, proprio accanto all’entrata, caratterizzata da un’unica vetrata con la cucina a vista e l’apertura orizzontale ad altezza mani, nella prima delle due sale, dove si può seguire l’impiattamento.
Cosi come al ristorante 28 Posti, sono molto attenti al sociale e all’ecosostenibile, prestano estrema cura anche alla cucina che è affidata allo chef Raffaele Mancini, arrivato al locale ad agosto 2013. Da qualche mese ha iniziato un percorso di formazione con una brigata di cucina composta da alcuni detenuti sempre del carcere di Bollate. La sua è una vera filosofia di cucina che si basa su rigore ed etica, dove il fil rouge dei suoi menù lo porta a nutrire corpo e mente, in un sapiente percorso esperienziale e si esprime nella creazione di piatti per un 60% di pesce e per il 40% vegetariani e vegani, realizzati con abilità, raffinatezza ed equilibrio curativo alimentare. Una cucina preparata al momento con prodotti freschi e materie prime di alta qualità che vengono rispettate nella loro lavorazione e con l’uso ricorrente di erbe officinali e germogli.
By Raffaele Mancini è il brand dello chef, con il quale vuole valorizzare le eccellenze locali, il rispetto delle tradizioni, l’equilibrio fra uomo e ambiente proponendoli attraverso un’arte culinaria vegetariana, vegana e light. Un patto etico di responsabilità e correttezza al fine di attivare un miglior modo di vivere la professione e una maggiore qualità della vita, di recuperare le buone pratiche comportamentali e di buona educazione.
Ci siamo affidati completamente allo chef che, dopo averci offerto, come benvenuto, un calice di Spumante Lessini Durello Doc 60 mesi Millesimato Marcato (che ci accompagnerà per tutto il pasto) con un amuse-bouche composto da cetriolo ghiacciato con macedonia di mango, carote e broccolo cotto in arancio, ci propone un percorso degustazione di otto portate iniziando con due antipasti. Il primo sono dei gamberoni al cioccolato con pomodori, mandorle e pistacchi, uno penserebbe di sentire il cioccolato che predomina sul pesce, invece non è così, il piatto è molto equilibrato ed anche gradevole. Il secondo antipasto è un’insalata di arance, finocchi, uvetta palermitana, pinoli, semi di zucca e bacche di goji (antiossidante naturale).
Seguito da farro mantecato con carciofi ed uovo marinato ed essicato (mantecato come un risotto); e nido di linguine di Gragnano al pesce spada e pesto di agrumi. Due i secondi che abbiamo assaggiato: l’interessante verticale di parmigiana terra-mare con melanzane, pomodori, mozzarella di bufala, branzino e parmigiano; e ricciola con colatura di peperoni e chutney di cipolla rossa di Tropea. Infine una doppietta anche per quanto riguarda i dessert: l’interpretazione dello chef Raffaele Mancini della torta Caprese e la panna cotta alle alghe con coulis di frutta fresca.
Concludiamo la cena con un buon caffè presentato dentro delle originalissime tazzine che, al posto del classico manico, hanno dei ditali da sartoria. Anche queste disegnate da un designer.
Nel menù ogni piatto è contraddistinto da un simbolo diverso che spiega se è senza glutine, vegetariano o vegano. Ed è anche abbinato ad un vino, l’abbinamento cibo-vino è scelto da Mario Busso, curatore nazionale della guida “Vini Buoni d’Italia”.
Il pane è tutto fatto in casa con farine del Molino Quaglia, noi abbiamo assaggiato quello con olive erbe e pomodoro secco, integrale, farina bianca con semi di sesamo, wasabi e sale Maldon.
Il 28 Posti è un ristorante che sicuramente si distingue a Milano per l’ottima cucina creativa d’impronta mediterranea, leggera ma di sostanza ed estremamente gustosa, per sfatare il luogo comune che la cucina vegetariana sia un po’ monotona e triste.
Dal mese di maggio ai 28 posti interni se ne sono aggiunti 15 nel dehors davanti al locale. E ogni sabato e domenica dalle ore 12 alle 16 il ristorante propone l’international brunch dove con 25 euro ti offrono due piatti, un dessert, una spremuta, un caffè o un tè.
Inoltre lo chef Raffaele Mancini ha in progetto tre libri: uno di ricette con i consigli per realizzarle dedicato a coloro che hanno intolleranze alimentari, uno sulle erbe officinali e sto-ricette delle storie per bambini che contengono ricette.
Via Corsico 1
20144 Milano
Tel. 02 – 8392377
P.S. Chapeau alla cucina dello chef Raffaele Mancini, che meriterebbe sicuramente una stella, ispettori della “rossa” cosa aspettate a farvi avanti?!?
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