Ecco il racconto della prima degustazione a cui ho partecipato a GustoCortina 2013, dedicata ai Bordeaux della maison Chateau Branaire-Ducru e guidata da Ian D’Agata, responsabile dei vini d’Italia, Alsazia, Bordeaux e Canada dell’International Wine Cellar di Stephen Tanzer, collaboratore a Decanter, mensile britannico dedicato al vino, per il quale è anche il Regional Co-Chairman delle Decanter World Wine Awards,
e redattore del sito web dedito al vino del quotidiano francese Le Figaro, nonché corrispondente italiano per Wine Press, portale di vino, cibo e lifestyle in Cina. Con lui l’affascinante franco-orientale Thibault Nguyen, direttore del portale enologico de Le Figaro Vin “L’Avis du Vin”, nato due anni fa e con parecchie visite mensili.
“Il web abbatte le barriere ma anche i confini geografici” ha affermato Thibault, per la prima volta in Italia nella sua veste di direttore “Moltissimi lettori francesi, soprattutto giovani appassionati, si interessano oggi ai vini italiani grazie all’apertura del nostro portale verso l’enologia italiana. Peccato che non succeda ancora il contrario e che i vini italiani e francesi siano ancora visti come antagonisti. Io non ci credo, credo nel dialogo e nel confronto, più che allo scontro, tra queste due importantissime regioni della viticoltura che sono le più vocate a livello mondiale.”
La maison Chateau Braniaire-Ducru è situata nel comune di St-Julien, in una bellissima e fortunata zona, dove i Bordeaux prodotti sono più equilibrati e più bilanciati, in quanto i terreni sono molto omogenei perché sono di argilla all’interno, sulle colline e di ghiaia a bordo fiume. Dalla strada dipartimentale D2 si possono scorgere i vigneti e l’elegante costruzione in stile palladiano. Dal 1855 è stata insignita del quarto posto nella graduatoria dei cru classé per la qualità dei suoi vigneti che si estendono per 50 ettari.
Questa è una bellissima e fortunata zona di produzione dei Bordeaux Médoc, perché i terreni dei vigneti sono più equilibrati e bilanciati e quindi più omogenei, in quanto all’interno, sulle colline, sono argillosi, mentre a bordo fiume ghiaiosi.
Dal 1998 è Patrick Maroteaux, il nuovo presidente e co-proprietario della maison, il quale ha investito molto nell’azienda, circondato da un team di collaboratori molto in gamba, è stato il primo nella regione ad avere un cantina che funzionava per gravità, cioè dove i serbatoi vengono riempiti dall’alto, ed anche il primo a costruire un laboratorio per analisi in cantina.
Il primo vino che degustiamo è il 2010, a parere di molti il miglior vino dell’azienda. Un’annata perfetta, molto elegante, risultato di un’estate calda con poche piogge, clima Atlantico con temperature ideali, colore rosso rubino molto scuro e brillante, profumi di violetta e pepe nero, cedro del Libano, grafite e frutti neri di bosco.
Buon rappresentante del Bordeaux rosso di qualità.
Passiamo al 2005, altra annata storica, con un’ottima estate calda che dà un vino con una bella acidità, più strutturato e più lungo rispetto al 2010, con sentori di sottobosco animale e frutta rossa. Di colore rosso rubino con un inizio di unghia da disco.
Ian D’Agata ci spiega che i grandi vini nascono già equilibrati dall’inizio. I Bordeaux sono i vini che durano di più al mondo, dai 20 ai 40 anni e la maison Chateau Braniare-Ducru dà il vino più opulento e già pronto da bere all’inizio, ma con una lunga vita.
Il terzo vino è del 2003. è un prodotto particolare, perché è stata un’annata caldissima, sia di giorno che di notte.
Aromaticamente compresso, ha profumi più ammutoliti tipici delle annate calde,con un lato aromatico, più morbido, più grasso, più rotondo, ma non cotto, entra morbido e vellutato e alla fine subentrano i tannini. Si percepisce dell’astringenza verde. Per il tanto caldo la vite, per sopravvivere, non spreca acqua e chiude gli stomi, in modo che tutti i nutrienti e l’energia vanno alle foglie, una sorta di blocco metabolico che fa sì che i tannini rimangano verdi.
2001 annata importante, di buonissima qualità, ma non grandissima, vino da comprare oggi, annata fresca, equilibrata e bilanciata, rosso rubino con leggera unghia, nota floreale, in bocca più fine e leggiadro, più elegante rispetto ai precedenti, un vino, secondo Thibault Nguyen, più pronto da bere.
A questi si aggiunge un altro panel di tre vini. Si inizia con il 2000, annata del millennio, in Francia è un’annata calda. Il vino ha sentori di cuoio e di animale che si percepiscono decantandolo, insieme a frutta matura e spezie che lo rendono morbido, rotondo e potente. Con una bella acidità e una leggera nota di tabacco.
Poi assaggiamo il 1998 vino storico perché prima annata fatta da Patrick Maroteaux, non è una grande annata ed è la meno famosa, ma si percepisce la tipiciità dei vini della riva destra della Gironde, con sapori di frutta sfatta e meno concentrata, si beve con piacere, è rotondo e morbido.
Infine l’ultimo Bordeaux di questa interessante degustazione è del 1995, prima che subentrasse il nuovo proprietario. Buona annata a livello del 2001, colore rosso granato con note animali di riduzione che poi se ne vanno. Fresco, interessante, da un lato il frutto maturo sfatto, tabacco e liquirizia e dall’altro la freschezza dei fiori come la violetta e sul finale più rustico.
Alla fine della degustazione, Ian D’Agata ci ha fatto votare, per alzata di mano, i vini preferiti. Si sono aggiudicati la medaglia di bronzo l’anno 2005, quella d’argento il 2001 ed infine l’oro il 2010.
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