C’è un fil bleu che lega la Bretagna, che inizia dalla Strada dei Fari. Sì, perché nella regione più ad ovest della Francia c’è la più alta concentrazione di fari al mondo, soprattutto nel Finistère. Affascinanti sentinelle dei mari, i fari hanno attratto tanti scrittori e registi tanto da farne i protagonisti di romanzi o gialli, ma anche di film. L’itinerario parte dal Faro dell’Isola Vergine a Plouguerneau, un gigante di granito di 82,5 metri, il più alto d’Europa e del mondo in pietra tagliata. Attraverso una scala a chiocciola tra pareti rivestite di opale blu-azzurro, si raggiunge la cima, dove si gode una magnifica vista sulla terra degli Abers.
Uno scenario fuori dal tempo invece al Faro di Saint-Mathieu che emerge dalle rovine di un’antica abbazia, a Plougonvelin. Costruito nel 1835, con 163 gradini, la sua lanterna indica ai marinai il cammino della gola di Brest e con il bel tempo si può ammirare il panorama dalla Punta del Raz all’isola di Ouessant. E’ contraddistinto da una particolarità il Faro di Trézien che guida le imbarcazioni attraverso lo Chenal du Four. L’edificio in granito di Aber-Ildut e Lampaul-Plouarzel, si erge infatti a 500 metri dalla riva, non lontano dalla Punta del Corsen, ai piedi della quale si mescolano le acque della Manica e dell’Atlantico. 182 gradini conducono, a 37,2 metri di altezza, fino al suo cammino di ronda a sbalzo. Firmato Vauban, il funzione dal 1700, il Faro dello Stiff, è il più antico faro bretone ancora in attività. Costituito da due torri, una che porta la sua lanterna, l’altra le scale, è arroccato sulla sua falesia a 90 metri di altezza. La sua storia viene ripercorsa in un appassionante percorso museografico, con le case dei guardiani, dove si trovano le esposizioni del Conservatorio dell’ape nera bretone. Per conoscere tutti sui fari e la loro segnaletica, non mancate di visitare il Museo dei Fari e segnali marittimi, che ospita l’ottica gigante del faro del Créac’h, altre lanterne a carbone, lenti di Fresnel, lampade ad arco elettrico: in totale 800 oggetti che ripercorrono tre secoli di evoluzioni tecniche.
Quando si pensa alla Bretagna una delle prime cose che vengono in mente sono le ostriche: a nord come a sud, tutto il territorio è particolarmente favorevole per l’allevamento di ostriche. Prodotto naturale raffinato e rinomato per l’eccellenza qualità, contraddistinto da un forte sapore iodato, l’ostrica è una fonte sana e completa di benefici per l’organismo. Da novembre 2019, le ostriche di Cancale sono iscritte nel patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Cave o piatte le ostriche in Bretagna si mangiano tutto l’anno. Io, oltre che nature con un filo di succo di limone, le adoro anche al gratin, oppure con una spruzzata di pepe e salsa di scalogno e aceto di vino rosso. Prima di consumarla, controllate che sia fresca, verificando che sia viva. Per fare questo, pungetela con la punta di un coltello o di una forchetta. Essa dovrà ritrarsi. Buonissime anche la coquilles Saint-Jacques dal gusto inimitabile, ricche di sapori e fonte di omega 3 e minerali, ottime quelle della baie de Saint-Brieuc. Sempre dal mare le moules da gustare con le frites o in tanti altri modi: à la marinière, farcite, alla piastra, piatto estivo per eccellenza. E poi i frutti di mare presentati in plateau royal e accompagnati da pane di segale, burro demi-sal e maionese fatta in casa, e anche l’astice, soprannominata petit bleue per le sue sfumature bluastre, cucinata in svariate maniere.
Tra i piatti tipici della Bretagna anche le crêpes e le galettes, le prime sono fatte con farina di frumento e hanno un ripieno dolce, marmellata o salsa al cioccolato, mentre le seconde vengono preparate con il grano saraceno, l’oro nero della Bretagna, e vengono farcite con ingredienti salati come prosciutto, formaggio e anche uova. Le crêpes si accompagnano benissimo al sidro dolce, prodotto con il succo di mela, e che si può trovare anche demi-sec o brut, più adatto alle galettes. Il sidro “tradizionale” o “di fattoria” viene elaborato secondo tecniche ancestrali, mentre quello “bouché” viene prodotto in bottiglie tipo champagne, chiuse da un grosso tappo di sughero e da un filo metallico. Da assaggiare anche il Pommeau de Bretagne AOC, aperitivo liquoroso sempre a base di succo di mela, sidro e invecchiato in botti di rovere, adatto anche come digestivo. E lo Chouchen, una delle bevande più antiche del mondo, legata all’eredità celtica della Bretagna. Si ottiene dalla fermentazione del miele in acqua, una sorta di idromele.
Lo sapete che le marinière, le maglie a righe bianche e blu, simbolo dello stile francese, che piacevano tanto a Coco Chanel e anche a Jean-Paul Gautier, vengono confezionate dal 1938 proprio in Bretagna, a Quimper, nei laboratori dell’Armor-Lux? Ogni anno dall’azienda bretone escono un milione di marinière che vengono esportate in tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Giappone, perché tutti vanno matti per questa maglia iconica e chic, e l’Armor-Lux le propone in righe di larghezza e colori diversi (bianche-blu, bianche-nere, rosse-bianche rappresentano soltanto il 25% della produzione), in una trentina di articoli: collo a barca, maniche lunghe, taglio sciancrato. Ognuno potrà trovare il suo modello preferito, io ne vado pazza e voi?
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