Claudia Bondi chiama e io vado. Per tre motivi: perché è stata eletta Ambassadeur du Champagne 2013, perché è una donna ed è pure simpatica e perché con lei si scoprono sempre interessanti nuove aziende vitivinicole. Come Villanoviana, azienda agricola di Bolgheri (Li) di proprietà di Marco Belli e Barbara Monacelli, emiliani di Sassuolo (Mo) che si sono così innamorati di questo angolo di Toscana, tanto da decidere di aprire un’azienda vitivinicola e cominciare a produrre vino.
La degustazione è avvenuta a Milano il ristorante Mi’ Babbo, un nuovo locale di cucina toscana di qualità con tanti prodotti provenienti da Presidio Slow Food, in un ambiente intimo e accogliente, di cui vi parlerò presto in un altro post.
Abbiamo iniziato con un aperitivo a base di crostini di focaccia con lardo, trancetti di farinata serviti su un tagliere di legno, e flan di patate, cipolla di Certaldo (Presidio Slow Food, pecorino di Pienza e gota Toscana croccante, serviti con Vermentino Bolgheri Doc 2014 “Teia”, il sorprendente bianco di Villanoviana prodotto per la prima volta nel 2012, 80% Vermentino, 10% Viognier e 10% Sauvignon Blanc. Teia è la dea della luce, nome più appropriato non poteva essere scelto per questo vino caratterizzato da un luminoso color giallo paglierino, con note agrumate, di camomilla e pesca gialla matura che lo rendono fresco e con una piacevole mineralità.
A seguire pasta e fagioli rossi di Lucca, altro Presidio Slow Food, profumati al rosmarino e maltagliati che si è abbinato benissimo a Erubesco Igt Toscana 2013, qui il nome deriva dal latino “erubescere”, verbo che significa “arrossire” ma anche “rispettare”: entrambi i termini sono quindi legati alla sfera delle emozioni, quelle che si provano al cospetto di qualcuno o qualcosa che si ama. Erubesco è di un rosso rubino intenso dai riflessi violacei, con intensi profumi di fragole di bosco, muschio, erba fresca, liquirizia e al palato evidenzia un buon equilibrio tra freschezza e tannini.
Con il cosciotto di maiale alle erbe cotto nel forno a legna con contorno di verdure al forno invece abbiamo bevuto Imeneo Bolgheri Doc 2012. Il nome di questo vino è ispirato al dio delle nozze, invocato per garantire buoni auspici e protezione ai matrimoni, perché proprio come Imeneo ha un carattere importante. Ed è scelto per suggellare momenti speciali di felicità. E’ caratterizzato da un color rosso rubino scuro, con sentori di frutti rossi e spezie, al gusto è vellutato, con tannini eleganti e un’equilibrata acidità.
Il momento clou del pranzo è stata la presentazione in anteprima nazionale di Sant’Uberto Bolgheri Superiore 2012, da uvaggio 50% Merlot, 35% Cabernet Franc e 15% Petit Verdot. Il vino prende il nome dal terreno di appartenenza. Un bel rosso rubino intenso con sentori di frutta matura e un finale di note speziate, un tannino morbido e persistente nel finale in bocca. Forse ancora un po’ giovane, ma che presenta già tutte le caratteristiche per diventare un ottimo vino di lunga vita. Personalmente ho apprezzato molto il Sant’Uberto anche con i due dolci con cui si è terminato il pranzo: la zuppa del Duca e il classico tiramisù.
Dalla degustazione è emerso il forte legame dei vini con il terroir, che insieme alla passione e alla tenacia dei proprietari, e unito alla filosofia produttiva improntata al non interventismo ed al massimo rispetto dell’ecosistema sia tra i filari che in cantina, li rende estremamente piacevoli e versatili.
Questa è la dimostrazione che a volte, più di quanto si pensi, i sogni si avverano, proprio come quello di Barbara e Marco!
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