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Tschuggen Grand Hotel

Amo la Svizzera. Ho cominciato spesso i miei post così, parlando di questo Paese. E anche stavolta inizierò in questo modo per raccontarvi di Arosa e dello Tschuggen Grand Hotel.

La struttura si trova nel cantone dei Grigioni a circa 1800 metri altitudine. E’ un hotel a sei stelle, sì lo so le stelle di solito arrivano a cinque, ma capirete leggendo la mia recensione il perché di questa sesta stella. Sono stata accolta in una bellissima suite di 96 mq esposta a sud, al settimo piano, composta da un soggiorno, una camera, e due bagni in granito grigionese. Armadi a muro dappertutto, e un angolo bar con macchina per il caffè espresso e per il tè. Perfino un vassoio con gin, whisky e vodka, con un bigliettino che recita: “per le fredde sere d’inverno!”. Insomma non manca proprio nulla!

Come benvenuto ho trovato una bottiglia di vino, dei cioccolatini, dei dolcetti e un barattolo di prugne con attaccata un’etichetta con scritto a mano, che sono il frutto più salutare del mondo. Il concierge, che mi ha accompagnato nella suite, mi serve in camera lo Tschuggen Bergoase Eistee, un buonissimo tè freddo a base di frutta. In genere non amo i tè freddi, ma questo è davvero buonissimo.

Allo Tschuggen Grand Hotel ogni camera, ogni suite è arredata in modo diverso, a cominciare dalla disposizione dei mobili, fino all’uso del materiali, e dei tessuti che non esistono in commercio, ma sono stati creati su ordinazione appositamente per l’hotel. Estrema l’attenzione nei dettagli, che, insieme all’arredamento, sono stati curati dall’interior design Carlo Rampazzi di Ascona. Si contraddistingue per un lusso discreto, non opulento, nonostante i lampadari di Murano, le appliques di Swaroski, le poltrone rivestite di pelle di Berluti, noto produttore italiano di scarpe fatte a mano, e quelle rivestite con tessuti Hermès raffiguranti scene di corse di polo. E le poltroncine rifatte come se fossero sopravvissute all’incendio del 1965 che distrusse completamente l’hotel.

Trascorro il pomeriggio nella Tschuggen Bergoase, la bellissima Spa di 5000 mq disegnata dall’architetto ticinese Mario Botta, dove si fondono natura e geometria, calore, roccia, luce e acqua. La Spa, costruita nella roccia, è caratterizzata da nove vele di vetro e acciaio, costruite sul tetto e nella montagna, che inondano di luce e di immagini mozzafiato i quattro piani della stessa. Tra un bagno nella piscina interna riscaldata, dalla quale si esce direttamente in quella esterna, da cui si gode un panorama stupendo delle montagne circostanti, il percorso Kneipp, la grotta “Aroser Fiels” con i getti di doccia effervescente alternati, dalla pioggia estiva, al temporale invernale, alla nebbia fino alla luce del sole, il tempo passa lento e mi rilasso sempre di più. Alla 18 appuntamento con il giovane general manager Leo Maissen, solo 38 anni anni e già a capo di una struttura a cinque stelle!, che mi accompagna a visitare la struttura e poi mi offre l’aperitivo allo Tschuggen Bar davanti al camino, una coppa di champagne Ruinart accompagnata da finger food.

La sera cena a La Vetta, il ristorante stellato dell’hotel, arredato in stile mountain – chic e con tanto di servizio in guanti bianchi. L’executive chef è Tobias Jochim, tedesco di nascita, con numerose esperienze lavorative in locali di prestigio, è approdato qui nel 2012 ed è responsabile anche degli altri ristoranti dell’hotel, La Collina, per pranzi e cene più informali, il Grand Restaurant con cucina internazionale e dove la mattina viene servita la prima colazione, la Spa Lounge per spuntini leggeri, succhi di frutta vitaminici e drink dissetanti ed infine The Basement, il primo ristorante fast food gourmet che verrà aperto tra poco.

Nel ristorante gourmet La Vetta, lo chef Jochim mi fa assaggiare The Herbery. Non fatevi ingannare dal nome, non è un menu vegetariano, né vegano, ma è un percorso degustazione composto da cinque portate, dove il fil rouge sono le erbe aromatiche. Si inizia non con uno, bensì con tre amuse bouche, che già danno un’ampia idea di quelli che saranno i piatti che assaggerò. Citerò in inglese le varie portate, così come erano scritte sul menu, perché rendono meglio.

La prima è “Hering Escabeche” ovvero: carrot, bronze fennel, saffron, shallot and yuzu ice cream; la seconda “Foam of nettle”: quail, mirabelle, croustillon and skin. Questi primi due piatti abbinati a Wegelin Malanser Weissburgunder, Pinot Bianco dei Grigioni. A seguire “Hamachi”: icicles, alpine mint, crispy peanut and orange e Ennetburgen wolly pig: saddle, chin meat sous vide in Arosa beer, yarrow, cep, jerusalem artichoke and cape gooseberry accompagnati da Kruog Pinot Noir Thomas Marugg Weingut 2009. Infine un fresco pre dessert e Arosa mountain pastureland: milk, hau, bergamot, fior di latte. Caffè servito con mignardises presentati su un letto di chicchi di caffè. Una cena spettacolare, piatti che sembrano dipinti su una tela, abbinamenti e sapori sorprendenti. Un stella Michelin che potrebbe benissimo raddoppiare.

Il giorno seguente colazione con i miei pain aux raisins (per me sono come la madeleines per Proust) e altre prelibatezze dolci e salate al Grand Restaurant, poi di nuovo in Spa per rilassarmi e dove mi aspetta lo Tschuggen Massage, ovvero cinque massaggi in uno, 75 minuti di puro relax sotto le mani esperte di Markus. Seguito da un riposo nella saletta relax adiacente, con tisana rilassante. La parola relax è il fil rouge, tant’è che mi addormento senza accorgermi e mi risveglia il “borbottio” del samovar.

Valore aggiunto dell’hotel è lo Tschuggen Express, un trenino su monorotaia composto da due cabinovie completamente automatizzate, che vengono chiamate alle stazioni di partenza e di arrivo come un taxi o un ascensore e che percorrono in due minuti e mezzo i 528 metri che separano l’hotel dal cuore del comprensorio di Arosa, a oltre 2000 metri, da dove partono le piste da sci e anche le passeggiate. Prima di partire faccio un giro fino in cima e mi diverto un sacco a guidare lo Tschuggen Express.

E’ giunto, purtroppo, il momento di rientrare, le coccole proseguono fino al check out quando il concierge mi porge una bag ristoro per il viaggio con acqua, frutta e un sacchettino profuma armadi con delle pietruzze colorate.

E’ per tutto questo che lo Tschuggen Grand Hotel ha una marcia in più, quella sesta stella che fa la differenza.

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