Ultimo giorno di vacanza: domani si torna. Da un lato sono contenta perché ho una voglia matta di vedere Monamour, dall’altro mi dispiace che la mia crociera sullo Star Clipper sia terminata.
Oggi si fa tappa a Mykonos. Finalmente vedo la mitica isola greca. In giro ci sono molti turisti, soprattutto passeggeri di navi da crociera. Sole splendente, cielo azzurro intenso, case bianche, porte blu e boungaville del mio colore preferito. Mi perdo nel dedalo di viuzze con negozi molto carini e angolini veramente suggestivi. Visito anche la Piccola Venezia, chiamata così perché le case sono costruite a ridosso del mare. E dove si trovano bar e ristoranti proprio pied dans l’eau. Anche qui, come a Santorini, i prezzi sono elevati, ma d’altra parte queste sono due delle isole più trendy e frequentate dell’arcipelago greco. Nonostante ciò, mi lascio tentare ed entro in un negozio di costumi made in Greece, dove acquisto un bikini color fucsia ad un prezzo low cost.
Poi ritorno al porto e mi fermo a pranzo da Madoupas since 1950, locale consigliatomi dal proprietario di una gioielleria lì vicino. Ordino Saganaki (formaggio fritto) che già conosco e so che mi piace e Tsatsiki (salsa a base di yogurt, aglio e cetrioli) preso invece al “buio” che si rivela una cattiva scelta e un calice di vino bianco greco. Riesco a mangiarne un po’ spalmata su delle fette di pane buonissimo di cui faccio il bis (del pane!). Finito di mangiare, decido di ritornare sul veliero, quindi mi reco sulla banchina per prendere il tender. Trascorro tutto il pomeriggio a prendere il sole sul sun deck nel posto che ormai è dieventato il “mio”. Alle 17 si salpa da Mykonos per i Pireo.
La sera, ultima cena della crociera, mi metto d’accordo per cenare insieme a Margaret, Molly e Roger. Ci diamo appuntamento prima, per un aperitivo al Tropical bar dove Roger ci offre champagne. Al tavolo con noi manca solo Daniele e poi ci saremmo tutti come il giorno del nostro arrivo.
A fine cena Peter, il captain cruise, fa un discorso per ringraziare tutti, eccetera, eccetera, e poi ad uno ad uno escono e sfilano alcunii membri del personale di sala e di cucina e i bartender e i cabin steward, ciascuno con in mano una bandierina. Si fermano sulle scale e cantano in coro “We are the world”. Mi viene da ridere, però canto anch’io.
Vado a letto presto, alle 22, perché devo preparare la valigia, chiuderla e poi metterla fuori nel corridoio, dove verrà ritirata entro le cinque del mattino.
Inserisco tutto nella mia Samsonite, organizzandomi per fare in modo che ci stia tutto. Ma, come immaginavo, non riesco a chiuderla…
Apro la porta della cabina in cerca di qualcuno che possa darmi una mano e, proprio in quel momento, nel corridoio sta passando una coppia di tedeschi.
Mi rivolgo all’uomo e gli dico che ho bisogno di aiuto, lui riesce a chiuderla facilmente e la posiziona anche davanti alla porta della mia cabina.
Finalmente posso andare a dormire. Odio sempre i rientri a casa, ma prima o poi bisogna ritornare…o no?!?
continua…
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