Storia, bellezza, terroir e radici: è tutto quello che si trova in Vite, un libro che celebra una famiglia, un territorio e la storia del Primitivo di Manduria. In occasione del suo centenario, l’azienda Varvaglione 1921 ha chiesto al fotografo Dirk Vogel di raccontare, attraverso il suo occhio abituato a immortalare la bellezza dei volti, la loro storia intrecciata tra vino, famiglia e territorio.
E’ nato quindi un bellissimo libro fotografico con oltre cento scatti, che racconta le tante Vite legate all’universo dei Varvaglione. L’azienda agricola con gli artistici e iconici alberelli di primitivo, sculture rugose che si innalzano dalla terra verso il cielo e dove nasce Papale, il Primitivo di Manduria emblema dello stile produttivo di Varvaglione; gli ulivi secolari che proteggono la dimora seicentesca dove la famiglia soggiorna e dove, nel secolo scorso, è iniziata la prima vinificazione della prima bottiglia; il mare, quello Ionio ricco di vita che arricchisce di sentori i vini e al quale Cosimo Varvaglione ha dedicato una delle bottiglie della Collezione Terra, il Margrande, un Fiano del Salento elegante e fresco; l’arte e la storia, quel Museo Archeologico che narra le origini antiche di Taranto e al quale è dedicato Schiaccianoci, una bottiglia la cui etichetta si ispira a uno dei gioielli più belli custoditi al museo MArTa.
“Ho amato la luce di Taranto” racconta Dirk Vogel “sono rimasto affascinato dall’autenticità dei luoghi e delle persone. Io che sono abituato a scattare foto in un mondo come quello della moda e dello spettacolo, arrivando a Taranto dalla famiglia Varvaglione sono rimasto colpito da una bellezza alternativa, mista alla purezza di quello che ho visto. Taranto Vecchia bellissima nelle sue mura e nei suoi volti; San Donato, lì dove c’è Masseria Pizzariello, con le stradine costeggiate da fichi d’india, vigneti e alberi secolari d’ulivo, è stato un viaggio che mi ha emozionato e colpito. Eravamo io e la mia macchina fotografica, senza trucchi. Perché ho scoperto che Taranto non ne ha bisogno. È la bellezza vera”.
In occasione di questo traguardo eccezionale, oltre alla pubblicazione fotografica, la famiglia Varvaglione ha voluto ricordare questo speciale anniversario con la produzione di un vino celebrativo, associando al racconto le più innovative tecnologie in uso. Il nome del vino è Masseria Pizzariello, blend di Primitivo, Negroamaro e Aglianico, un single vineard, ovvero un vino prodotto dalle uve lavorate e raccolte in quello che i Varvaglione considerano il giardino di famiglia, il vigneto che circonda la loro dimora storica seicentesca, appunto Masseria Pizzariello, dove, dopo anni di viaggi e studio in giro per il mondo, per la prima volta si sono ritrovati tutti insieme nei lunghi mesi del lockdown.
All’etichetta del vino, prima bottiglia in Italia in cui si ha l’applicazione di questa tecnologia, è stata applicata la Realtà Aumentata, realizzata da Frankie Caradonna, Art Director del progetto, e Lucia Emanuela Curzi, Creative Director & Illustrator, che si sono ispirati all’antica magia e all’eleganza dei territori che ospitano i tre vitigni che compongono questo vino. L’illustrazione è stata disegnata interamente a mano e creata con una tecnica mista di acquerelli, china e pastelli, animata poi nello spazio di realtà aumentata combinando lavorazioni bidimensionali a ricostruzioni tridimensionali.
“Di fatto abbiamo voluto dare un segnale che questi 100 anni li portiamo benissimo, ce li abbiamo in termini di esperienza, di competenze e di passione” commenta Marzia Varvaglione, direttore marketing dell’azienda di famiglia “ma siamo perfettamente proiettati verso il futuro, fatto anche di tecnologia, di comunicazione e di nuovi strumenti”.
Photo Credits @DirkVogel
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