Arriva da un piccolo paese del cremasco: è Andrea Tosetti, classe ‘81, creativo e visionario, con una passione e un naturale talento per la moda. Ma, come spesso accade, la vita ti porta a volte ad intraprendere tutt’altro lavoro, nel suo caso nel settore metalmeccanico, progettando ascensori. Ma, “galeotta”, come si suol dire, è stata la crisi dell’azienda che lo ha costretto a reinventarsi, e finalmente, il sogno che coltiva sin da piccolo si avvera: diventare uno stilista.
Nel 2013 consegue il secondo diploma di maturità in abbigliamento e moda, titolo che gli permetterà di diventare nel 2016 direttore creativo di un atelier di Crema e di fondare, nello stesso anno, spinto dalla moglie Vera Doldi, la propria casa di moda: Andrea Tosetti Collection. Da allora la strada è tutta in ascesa: crea abiti su misura per sfilate a sfondo benefico, collaborando con diverse associazioni onlus; partecipa alla Milan Fashion Week, nel 2019 disegna i costumi di scena per il musical Kim, scritto e diretto da Thomas Centaro; una delle sue creazioni viene indossata al Giffoni Film Festival dall’attrice e musicista Hildegard De Stefano, protagonista della fiction La Compagnia del Cigno, partnership che prosegue tutt’ora, alcune foto dei suoi abiti finiscono anche in un libro fotografico e ha una rubrica di cucito settimanale nell’emittente televisiva Cremona 1.
Di recente lo stilista cremasco ha firmato la sua prima copertina per Burda, la storica rivista tedesca nata negli anni ’50, realizzando per Valentina Tomirotti, in arte @pepitosa, dal nome del suo blog, un abito su misura, chiamandolo Black Star, in onore dell’anima rock di Valentina. Andrea Tosetti non è solo uno stilista, ma è allo stesso sarto, modellista e figurinista, perché disegna e confeziona ogni singolo capo delle sue collezioni. Un couturier a tutto tondo.
Sono stata a trovarlo nel suo atelier a Capergnanica, dove ha sede anche la sua scuola sewing lab, in cui insegna taglio e cucito, oltre ad essere docente all’istituto Marazzi dove ha studiato e si è diplomato. Ho provato anche uno dei suoi capi, kap8, una sorta di spolverino, Double in Flower, modello unico, come tutte le sue creazioni.
Come è nata la tua passione per il taglio e cucito e come hai iniziato?
La moda mi ha sempre suscitato ammirazione ed un forte interesse, l’ho sempre vista come un mezzo di espressione di se stessi, ciò che indossiamo è ciò che siamo e dice molto di noi. Credo che sia stata la moda, in un certo senso, a scegliermi e ad accompagnarmi nel mio cammino professionale. Ho iniziato sperimentando da solo, ma poi non era più sufficiente e ho sentito il bisogno di specializzarmi, ed un giorno Vera, mia moglie, mi ha regalato un corso di modellistica e confezione (taglio e cucito) che mi ha cambiato per sempre dando inizio alla mia nuova vita.
Raccontaci del Sewing Lab
È una scuola per amatori, ma non solo, è un luogo per dedicare a sé stessi del tempo, per volerci bene. Al sewing LAB si impara la tecnica della modellistica e della confezione con libertà assoluta su quando è quanto frequentare. Non c’è limite, ci si può iscrivere anche solo per un’ora. La creatività non ha limiti e al sewing LAB s’impara a darle forma.
La tua definizione di moda?
Per me la moda è tutto. La moda siamo noi. È un mezzo per descriversi senza parlare. È un dono che mi permette di creare e di esprimermi attraverso le mie collezioni con dei messaggi ben chiari e diretti, da condividere con le persone. La moda è avere il coraggio di esporsi ed essere se stessi.
Se tu dovessi presentarti con tre aggettivi, quali useresti e perché?
Coerente, creativo e umile. Coerente perché è fondamentale esserlo per essere riconoscibile nello stile ed essere vero. Creativo perché la creatività in me è pura naturalezza. E umile perché non posso essere chi non sono e perché amo quello che faccio con una passione che brucia.
Che tipo di capi realizzi? Da dove prendi ispirazione?
Realizzo capi unici mai ripetibili perfettamente. Amo l’innovazione e ricercare quello che non si è ancora visto. L’eleganza in primis ma sempre con capi portabili. La mia moda è donna, qualcuno la definisce alta moda, io la definisco passione. L’ispirazione per me nasce dalle esperienze, dagli incontri e soprattutto dai viaggi, dove posso confrontarmi con culture differenti dalla nostra, non a caso molte collezioni hanno nomi di quartieri, come MALASTRANA o luoghi ad esempio PRIMROSE.
Quando crei un abito ti ispiri ad una donna particolare?
Mi ispiro ad ogni donna che mi commissiona l’abito, esprimendola attraverso la mia idea di eleganza. La prima donna per cui ho creato è stata Vera, mia moglie, che ha sempre appoggiato la mia passione, anche quando io faticavo a farlo, aiutandomi a dar vita al mio sogno. Ogni persona è fortunatamente differente ed ogni abito una nuova conquista, una nuova storia.
Come hai vissuto il periodo di lockdown, ti sono venute nuove ispirazioni?
Durante questo periodo di stand by ho creato tantissimo ed è nata la collezione Fil Rouge, per me molto importante, che parla del filo rosso del destino che ci lega alla persona a cui siamo destinati da quando nasciamo e che prima o poi incontreremo e mai lasceremo. Oltre alla persona il senso va esteso alle arti e alle nostre passioni. Ho riversato le mie paure nei miei abiti, creando il progetto 4 Elements e, visto che le sfilate sono ferme, per presentare la collezione ho organizzato 4 set fotografici a tema acqua, aria, terra e fuoco.
Dopo il lockdown, secondo te, cambierà qualcosa nel campo della moda?
In realtà tutto è già cambiato e continuerà a farlo, è il ciclo naturale, evolversi è cambiare, lo facciamo sempre anche noi senza accorgercene.
Parlaci del progetto Viaggio al Centro della Terra
È stato il terzo elemento del progetto 4 Elements. La terra è sempre stato l’elemento più difficile da contestualizzare fin dall’inizio e una notte ho avuto l’ispirazione da Jules Verne: portare due abiti sottoterra, e da lì è nata la collaborazione con le grotte di San Pellegrino per la location. Volevo una ballerina di danza classica come protagonista con le punte e tutto ha preso vita anche dove la luce non arriva, ma la natura vive.
Progetti per il futuro?
Tantissimi. Uno l’ho appena realizzato. E’ un progetto fotografico innovativo, si chiama Fragile, si tratta di due abiti mono spalla della collezione Fil Rouge. Il leit motiv è la rappresentazione della nostra fragilità avvolta e nascosta spesso da strati che la nascondono e che la mascherano, una sorta di autodifesa. La modella con un taglio netto si libera dalla propria “pelle” per mostrare se stessa, esponendosi al rischio della pura verità e al giudizio esterno. Il messaggio si estende anche all’ecosostenibilità, facendo riflettere sull’utilizzo del materiale d’imballaggio utilizzato, fonte d’inquinamento e di difficile smaltimento, amplificando la difficoltà di distacco del soggetto dall’involucro di protezione del proprio se stesso.
Non ci resta che aspettare con grande curiosità i nuovi e futuri progetti della Andrea Tosetti Collection.
Photo Credit copertina @GianpieroDegavi
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