Mi hanno sempre affascinato i kibbutz. Sin da bambina nel mio immaginario mi vedevo in Israele in veste di “figlia dei fiori” all’interno di un kibbutz. Perché è così che vedevo la vita dentro queste comunità fondate su uguaglianza e condivisione. Poi “da grande” finalmente sono stata a visitare Israele, un viaggio di una settimana che ho raccontato qui e in uno Speciale sul quotidiano La Provincia di Cremona, per cui ho ricevuto il Premio Stampa Israele come seconda classificata nella sezione quotidiani. In attesa di ritornare a visitare questo affascinante Paese e di soggiornare in qualche altro kibbutz, vi racconto la loro storia e tanto altro.
I kibbutzim (plurale corretto di kibbutz) rappresentano uno degli elementi fondamentali nello sviluppo di Israele, nati da ideali socialisti, di eguaglianza, una sorta di comune dove ogni singolo individuo lavora per tutti gli altri, ricevendo in cambio, non denaro, ma solo i frutti del proprio lavoro. Sono estremamente importanti per l’economia israeliana, dato che il 40% della produzione agricola nazionale e il 10% di quella industriale deriva proprio dai kibbutz. Un contributo che non è solo economico, ma legato alla salvaguardia dell’ambiente attraverso la ricerca e l’innovazione, alla cultura e all’arte con musei e siti archeologi, e anche all’ospitalità, in quanto alcuni sono stati trasformati in accoglienti strutture: dal semplice B&B al resort con tanto di Spa e rinomati ristoranti.
Vivere in kibbutz è una delle esperienze più particolari che un turista o un viaggiatore possa fare in Israele. Oltre a soggiornarvi, in alcuni si può anche svolgere un’attività di volontariato, fino a due mesi, un periodo sabbatico che tutti dovremmo prenderci nella vita per ritrovare noi stessi e per essere utili e per scoprire le bellezze nascoste di Israele.
Il primo kibbutz fondato dagli ebrei, risale al 1909 ed è quello di Degania Alef, a sud del lago di Tiberiade, negli anni in cui avvennero le prime Aliyah, ovvero le prime ondate migratorie che portarono numerosi ebrei, provenienti dall’Europa, a trasferirsi verso la Terra Promessa. La struttura, ispirata ai valori della condivisione e dell’uguaglianza, riscosse presto molto successo, tanto che venne replicata in molte altre località del Paese. Attualmente in Israele se ne contano circa 250.
Quello più glamour è sicuramente Ein Gedi, fondato nel 1953, si affaccia sul Mar Morto, ed è situato all’interno di un giardino botanico di 10 ettari che ospita 900 tipi di piante provenienti da tutto il mondo, diventato parco nazionale nel 1972. E’ dotato di 166 camere e suites di diverse tipologie, una grande Spa, sei piscine e un ristorante. Il posto ideale per rilassarsi. Al suo interno viene imbottigliata l’acqua minerale proveniente dalla sorgente Ein Gedi.
Il kibbutz più famoso è quello di Sde Boker, sorto nel 1952 nel sud di Israele, nel deserto del Negev, a 50 km dalla città di Beer Sheva. E’ qui che David Ben Gurion, Primo Ministro e fondatore dello Stato di Israele, trascorse l’ultima parte delle sua vita, ed è ancora possibile visitare la sua casa, ora trasformata in museo. Ospita circa 80 famiglie che vivono grazie all’agricoltura e all’industria leggera.
Sempre nel Negev si trova Ketura, fondato nel 1973 da un gruppo di giovani nordamericani, il kibbutz più green, dove è stato installato il primo impianto fotovoltaico di Israele. E’ l’insediamento più popoloso della regione con circa 300 abitanti, di cui la metà sono bambini, che conducono uno stile di vita ecosostenibile, fondato sul riciclo dei rifiuti, sul consumo consapevole dell’acqua (pratica fondamentale quando si vive nel deserto) e sull’utilizzo senza sprechi, nella vita di tutti i giorni, di energia pulita.
In Israele stanno prendendo sempre più piede i vegetariani e anche i vegani, a loro sono dedicati il kibbutz Amirim, fondato nel 1958 in Galilea da alcuni pionieri del vegetarismo. E, sempre nella stessa regione, immerso tra le verdi montagne, Inbar, il più piccolo kibbutz di Israele, dove ha vissuto ed è sepolto Rabbi Halafta, grande studioso di Talmud del 500 d.C..
Se siete interessati a vivere un’esperienza di volontariato in un kibbutz, potete consultare il sito Kibbutzvolunteers dove troverete tutte le info necessarie. Sono tanti i personaggi famosi che hanno fatto questa esperienza: da Debra Winger a Sigourney Weaver, da Simon Le Bon a Bob Hoskins, da Sacha Baron Cohen a Sandra Bernhard. E anche Helen Mirren, Annie Liebovitz e Boris Johnson. Lo scrittore Amos Oz, scomparso di recente, ha vissuto per trent’anni a Hulda e nel 2016 ha scritto “Tre amici”, romanzo ambientato negli anni ’50 in un kibbutz.
Una curiosità: a Bacoli in provincia di Napoli, nel 1946 nacque il kibbutz Mechor Baruch, fondato nel 1946 a Villa Scalera da un gruppo di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento, in transito per raggiungere la Terra Promessa.
Inoltre se Israele è la sede per eccellenza di start-up di ogni tipo, molte di queste sono nate proprio nei kibbutzim, soprattutto quelle legate all’agricoltura, come il drip irrigation system, il metodo di irrigazione a goccia.
Vivere in kibbutz è un’esperienza unica ed particolare, mix tra il viaggio e la vita tra la gente del luogo. Ed io spero di ritornarci presto!
Info: goisrael
No Comments