Ho conosciuto Babak Monazzami, artista eclettico, a Milano alla Pa.Nova Gallery dove esponeva all’interno della mostra Nature.Morte. Qui ha presentato due fotografie che rappresentano lo spirito della Madre Terra triste e in lacrime per la perdita dei suoi figli: boschi, alberi, animali, mari, distrutti dagli esseri umani. Sembra che nessuno senta la voce, le grida di Madre Terra, intossicata dalla plastica e isolata dall’indifferenza umana. Per spiegare meglio il suo messaggio ha accompagnato le foto con un video che più delle parole mostra uno specchio della realtà.
Quella di Babak è una vita da film. Nato a Khorram Abad, in Persia, capitale dell’impero Sasanidi e della natura nel Medio Oriente, dove hanno avuto origine le monete, la ruota, i giocattoli e la medicina persiana, appartiene a una delle famiglie più importanti del Lorestan, per questo parla ancora la lingua sasanide, tra le più antiche della Terra. La dinastia dei Sasanidi ha infatti influenzato positivamente dal punto di vista artistico e culturale il mondo sia orientale che occidentale.
Babak laureato in medicina tradizionale persiana, attivista politico contro il regime, che gli ha causato molti problemi, tanto che è dovuto scappare dal suo Paese nel 2005 in un fuga rocambolesca, è artista e anche modello – è stato scelto per il suo fascino da playboy medio orientale nel 2009 per partecipare al video della canzone “Stai fermo lì” di Giusy Ferreri– nel 2012 si occupa della regia del programma di viaggi “Travel Magazine” che conduce con professionalità ed ironia. L’esperienza di regista prosegue con vari video musicali realizzati in Germania. Attualmente vive tra la Germania e l’Italia, ed è anche consulente di un famoso regista iraniano che ha vinto diversi festival internazionali, tra cui quello di Cannes.
“Sono cresciuto in mezzo alla natura, tra montagne, cascate, boschi e in contatto con gli animali” racconta Babak Monazzami. Forte e di grande rispetto, infatti, il legame con la natura, così come insegna la sua religione: difendere l’ambiente e i diritti umani è per lui un dovere, come dice il mitraismo. “La mia religione ha fatto di me una persona con l’amore universale, una persona creativa e che combatte per i diritti umani”.
Olio e matita su tela le tecniche utilizzate nelle sue opere esposte nella zona di Nordrhein-Westfalen, in Germania. Appassionato delle culture internazionali: Africa, Asia, Medio Oriente, le rappresenta attraverso i volti di monaci buddisti, di pastori Zulù, di donne marocchine e persiane.
In molte delle sue tele sono immortalati cavalli, che per lui sono simbolo di libertà imprigionata. “I cavalli sono per me rappresentano sia libertà che identità. Il popolo di Khorram Abad (città che nei secoli ha avuto nomi diversi) è stato tra i primi ad addomesticarli.” spiega Babak.
Sotto una delle sue ultime opere.
Per info e contatti:
Babak Monazzami
0039 351 5551569
babakitalia@gmail.com
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