Situata nel sud-ovest della Francia, quarta città francese per importanza, capoluogo della regione dell’Occitania ed anche capitale culturale della Linguadoca, Tolosa è una città sorprendente, viva e…colorata.
Il colore è infatti il fil rouge della città.
Il primo colore è il rosa, che caratterizza le facciate dei palazzi del centro storico, realizzati con mattoni di terracotta, non per niente Tolosa è chiamata ville rose. Furono gli antichi romani a introdurre questo materiale di costruzione: i mattoni dopo essere stati cotti si tingono di riflessi che vanno dal rosa all’arancio, dal rosso al porpora a seconda della luce presente durante il giorno, dando alla città un’atmosfera seducente e calorosa. Nel 1831, i fratelli Virebent depositano un brevetto che rivoluzionerà la fabbricazione dei mattoni, facilitando così la creazione di cornici e cariatidi per ornare le facciate degli edifici, anche con un effetto trompe-l’œil, dando l’illusione della pietra. Nel 1855 Jean-Baptiste Giscard, ex caposquadra della manifattura Virebent, si mise in proprio e per mostrare il suo savoir-faire di intagliatore decorò la sua casa, la Maison Giscard, che si può ammirare nel centro di Tolosa, al numero 25 di avenue de la Colonne, oltre alle belle facciate di rue des Marchands o di place de la Trinité e allo Château de Launaguet alle porte della città. Le Capitole è l’edificio più emblematico di Tolosa, ospita il municipio e il teatro ed è situato nell’omonima piazza grande due ettari, dove al centro sul pavimento spicca la croce Occitana, simbolo della città, con quattro bracci che rappresentano le quattro stagioni e dodici punte che invece raffigurano i segni zodiacali, dove i turisti amano farsi fotografare vicino al proprio. L’interno del Capitole, costruito nel XII° secolo dai Capitouls, è una piccola Versailles che invita i visitatori a scoprire la storia della città attraverso la Salle des Illustres, ed altre suggestive sale.
Il secondo colore è il viola, quello della Violetta, che pare sia stata portata in città da un soldato piemontese che la offrì alla sua amata che abitava a Saint-Jory. Da allora è diventata il fiore simbolo di Tolosa. Dei vari tipi di violette che crescono nel mondo, quella tolosana rappresenta una varietà rara. La sua storia risale al XIX quando un gruppo di contadini iniziò a coltivarla in una zona verde a nord della città. Negli anni la produzione crebbe a tal punto da fornire lavoro a più di 600 famiglie su venti ettari, che spedivano più di 600.000 bouquet all’anno in tutta Europa, e anche in Russia, tanto da farne la loro principale fonte di reddito. L’inverno del 1956 fu così rigido che provocò quasi l’estinzione del fiore. Attualmente i produttori sono una dozzina, inoltre il Ministero dell’Agricoltura e la Regione dei Medi Pirenei hanno lanciato un programma di ricerca per recuperarne la coltivazione “in vitro” e migliorare la qualità del fiore, che è diventato un marchio registrato. La Violetta viene utilizzata come base per diversi prodotti, molti i questi potete trovarli alla Maison de la Violette atelier nato nel 1923: saponette, profumi, liquori, miele, tè, caramelle, confetture, incenso. Assolutamente da provare (e da portare a casa come souvenir!) le violette candite (petali cristallizzati in una soluzione di zucchero e acqua e lasciati asciugare al sole), invece da assaggiare sul posto gli choux con crema aromatizzata alla violetta di Les Choux d’Eléonore, e la golosa ganache di cioccolato con violette. Al fiore ogni anno nel mese di febbraio è dedicata la Fête de la Violette. Il viola è anche il colore della divisa della squadra di calcio di Tolosa. E se volete dichiarare il vostro amore, fate come i tolosani: regalate un mazzolino di violette.
Il terzo colore è il Pastel, (in italiano gualdo), l’oro blu di Tolosa, una pianta utilizzata per tingere i tessuti. Il pigmento blu, adatto a questo scopo, si ottiene essiccando le foglie del piccole fiore giallo e poi macinandole in un mulino a pietra. Le balle di Pastel secche chiamate “coques”, la cui forma ne consentiva il trasporto (spesso via fiume) ma anche la possibilità di immagazzinare il prodotto nel caso di annate con resa inferiore, sarebbero all’origine del mitico “pays de Cocagne”. Il Pastel, per un lunghissimo periodo, è stato l’unico modo per riuscire a produrre il blu, colore molto richiesto nel Rinascimento e simbolo della nobiltà per la sua difficoltà di reperimento e di produzione, il suo commercio ha fatto la fortuna dei commercianti del luogo, anche se messo a dura prova dalla scoperta dell’indaco, una pianta proveniente dall’Asia, con le stesse caratteristiche.
Ma per fortuna la coltura del Pastel è rinata nella regione con una piccola industria del blu, che comprende diverse attività tra cui spicca Graine de Pastel azienda che ha creato una linea di prodotti derivati dalla spremitura dell’olio di semi di questa pianta, tutti rigorosamente non testati sugli animali ed alcuni anche Bio, con proprietà antiossidanti e cicatrizzanti. dai saponi, alle creme, ai profumi e fino alle candele. Mentre Terre de Pastel è un concept che comprende una Spa, uno show room e anche un museo, tutto all’insegna del colore blu.
Photo Credits di copertina @GrainedepastelToulouse
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