Bevete più latte/ il latte fa bene/ il latte conviene/ a tutte le età!/ Bevete più latte/ prodotto italiano/ rimedio sovrano/ di tutte le età./ Bevete più la …/ bevete più la …/ Bevete più latte!
Questa è la canzoncina dell’episodio diretto da Fellini nel film Boccaccio ’70. D’ora in avanti si potrà bere sì più latte, ma “Buono e Onesto”.
Questo il nome dato al progetto innovativo promosso dall’Associazione Produttori Latte della Pianura Padana – APL, che rappresenta il settore “Latte” in COPAGRI, aderente all’European Milk Board – EMB, associazione che aggrega 19 Federazioni di produttori di latte di 14 paesi europei e 100.000 produttori di latte.
Il progetto “Buono e Onesto” si sta attuando in diversi Paesi con lo scopo di sostenere la produzione del latte dei propri associati promuovendo la vendita nei Paesi di origine di un prodotto “Buono”, nazionale, di altissima qualità, rispettoso dell’ambiente, e “Onesto” nel prezzo, conveniente per il consumatore e giustamente remunerativo per il produttore.
A simboleggiare la filiera corta del “Latte Onesto” è la mucca “Onestina”, simbolo a garanzia del 100% made in Italy, che sarà presto vista in tutta Europa e che rappresenta i produttori onesti, che chiedono semplicemente un giusto equilibrio tra il prezzo e i costi di produzione che devono sostenere.
Il logo della mucca con i colori della bandiera italiana (ogni paese aderente al progetto utilizza quelli della propria bandiera) è la migliore espressione di un sogno che finalmente si realizza: una filiera nazionale equa, capace di combinare l’elevata qualità al giusto prezzo, tutelando produzione ed economia nazionali, rinforzando la nostra sovranità alimentare e salvaguardando i valori del territorio e della tipicità.
Ecco la mia intervista a Franco Verrascina, presidente nazionale di Coopagri:
Come è nato il progetto del latte “Buono e Onesto”?
E’ nato perché c’era l’esigenza di cercare di portare a casa dei risultati in termini di risorse per le aziende agricole, quindi del “giusto prezzo” per i produttori. Però per fare ciò bisognava che i produttori diventassero dei soggetti attivi, dei protagonisti della filiera e che si riappropriassero di alcuni anelli della stessa filiera, conquistandosi ciò attraverso la qualità e la sicurezza alimentare.
Com’è la situazione del latte italiano in Italia e all’estero?
Attualmente in Italia produciamo il 50% del nostro fabbisogno personale, in considerazione del fatto che dal 2015 le quote andranno a scomparire e quindi si potrà produrre liberamente, dobbiamo muoverci affinché i nostri produttori possano produrre cibo, perché alla fine il latte è cibo, ed è la richiesta che sta avvenendo a livello mondiale e che nei prossimi anni aumenterà del 70% e noi dobbiamo attrezzarci per garantire cibo alla nostra nazione.
Dopo il progetto “Buono e Onesto”, ce ne sono altri in programma?
Il progetto del Latte “Buono e Onesto” fa da apripista ad altri progetti che vanno nella stessa direzione, cioè quella di assicurare qualità, sicurezza alimentare, il “giusto prezzo” per gli agricoltori e i consumatori, e che non deve fermarsi al solo settore lattiero-caseario. E’ un progetto che deve estendersi a tutti i prodotti agrolimentari italiani, che poi sono l’emblema del nostro made in Italy, il nostro biglietto da visita mondiale e si deve spostare su tutte le regioni.
Come vede il futuro italiano nel campo agroalimentare?
Il futuro è quello che si augurano tutti gli italiani. Un’Italia che ritorni ad essere protagonista e che punti sui settori produttivi. C’è tanto interesse verso il mondo dell’agricoltura, soprattutto tra i giovani. Da un’ultima indagine effettuata tra gli under 35, la maggior parte hanno dichiarato che vorrebbero lavorare in settori creativi come quella dell’agricoltura, con tutta la multifunzionalità che può essere agriturismo, l’agricoltura sociale e quant’altro. Sono i giovani che spingono. Gli stessi dati che abbiamo a livello di iscrizione all’università, con un aumento di oltre il 35%, ci dicono che il futuro è l’agricoltura e se ce lo dicono i giovani possiamo crederci.
Quindi lei vede un futuro positivo?
Un futuro positivo per quello che rappresenterà il cibo nei prossimi anni, perché nel momento in cui ci sarà una forte richiesta di cibo, dato che chi lo produce è soprattutto il mondo dell’agricoltura, si dovrà investire in questo settore. Già adesso rappresentiamo il 17% del Pil del settore agrolimentare, che esiste perché c’è una agricoltura italiana di qualità, biglietto da visita del nostro made in Italy nel mondo.
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