Non si finisce mai di scoprire la propria città. A me è successo l’altra sera partecipando a Crema Misteriosa, un tour dove il fil rouge sono i luoghi occulti e segreti della città, da cui probabilmente Dario Argento potrebbe prendere spunto per il suo prossimo film.
Ecco le tappe magiche:
Palazzo Bondenti – Terni De Gregory
Pare che durante la sua edificazione un giovane rampollo della nobile famiglia Terni-Bondenti, avventuratosi imprudentemente nell’ala in costruzione, abbia messo un piede in fallo e sia precipitato al suolo morendo sul colpo. Il padre Niccolò Bondenti, sconvolto per il dolore, decise di interrompere per sempre i lavori in corso, lasciando così palesemente incompiuta un’intera parte del palazzo. Sembra anche che chi avesse tentato di terminare il palazzo sarebbe stato molestato dal fantasma di un giovane, e ciò spiegherebbe il perché, in effetti, una parte dell’edificio sia incompleta e da sempre visibilmente in rovina.
Infatti nelle notti di plenilunio, meglio se durante una tempesta, alcuni giurano di aver sentito gemiti ed urla, o visto sagome e luci misteriose alle finestre, ma soprattutto l’apparizione spaventosa e ricorrente dello spettro di un uomo senza testa (o meglio con la testa sottobraccio) che cammina sugli spalti dell’ala incompiuta e si affaccia dalle occhiaie dei finestroni vuoti, terrorizzando i rari passanti notturni.
Il fantasma del “decapitato” è segnalato ormai da secoli ed è entrato a far parte della tradizione locale cremasca, anche se nessuno riesce a capire se si possa o meno collegare al tragico incidente occorso al figlio del nobile Niccolò Bondenti. Di sicuro è noto che in quell’epoca in caso di suicidio, poteva essere mozzata al corpo la testa come forma di disonore, quindi ci sono alcuni versioni che raccontano di come il giovane non cadde accidentalmente, ma si fosse suicidato. Se così fosse il padre avrebbe diffuso notizia di una caduta accidentale per non far cadere disonore sulla famiglia.
Il drago Tarantasio
Crema sorge su una zona paludosa, in una conca che in occasione delle inondazioni veniva invasa dalle acque del Serio, dell’Adda e dell’Oglio e che prese il nome di lago Gerundo, talmente grande da essere chiamato mare perché si estendeva nelle province di Bergamo, Lodi, Cremona fino ai confini di Milano. All’entrata del Centro Culturale S.Agostino è visibile una mappa che mostra la topografia del territorio proprio di quell’epoca. Nel lago vi erano diverse isole, la più grande era l’Insula Fulcheria, unica zona fertile su cui venne fondata la città di Crema. La leggenda narra che nelle acque del lago viveva un drago chiamato Tarantasio che faceva strage di uomini e bambini e con il suo alito asfissiante ammorbava l’aria. In realtà le esalazioni erano dovute alla presenza nel sottosuolo di metano e acido solfidrico, un fenomeno misterioso per le popolazioni di cui tempi. (NdR nel 1945 Enrico Mattei presidente dell’Agip adotta come simbolo della compagnia petrolifera il drago Tarantasio, rappresentandolo come un cane a sei zampe con la lingua di fuoco, perché proprio nella campagna tra Crema e Lodi, dove si trovava il lago Gerundo, è stato aperto il pozzo n.1). Sempre secondo la leggenda, molti si presero il merito di averlo ucciso, da Federico Barbarossa a San Cristoforo, San Colombano, fino al Vescovo di Lodi Bernardino Tolentino, e pare che alcuni resti delle ossa del drago Tarantasio siano conservate nella chiesa di San Bassiano di Pizzighettone.
Sala Giovan Pietro da Cemmo
Nel Centro Culturale S.Agostino nel salone Pietro da Cemmo, ex refettorio del convento dei frati dell’ordine di S.Agostino, c’è una replica del Cenacolo di Leonardo da Vinci, dipinta dal pittore Cemmo, che presenta alcune curiosità: sul bordo rosso della tavola su cui si svolge l’ultima cena compare una decorazione particolare, si tratta di lettere della scrittura araba cufica. A Venezia arrivarono molti oggetti arabi che recavano scritte cufiche, ma nessuno capì che si trattava di una scrittura, si pensò invece che fosse semplicemente una decorazione, per cui venne usata solo per la sua bellezza come ornamenti, difatti le lettere dipinte a Crema non hanno un significato, ma servono solo per abbellire l’opera. Opposta al Cenacolo c’è la rappresentazione della crocefissione di Gesù ai due lati figurano i due ladroni crocefissi: da quello di sinistra, cosiddetto “buono” esce un’anima bianca accolta da un angelo, mentre dal ladrone di destra, quello cattivo, ne esce una nera accolta da un diavolo. Sempre nella sala sono presenti alcune decorazioni grottesche, molto in voga nel periodo attorno al 1507, secondo alcuni con legami al paganesimo e a culti iniziatici.
Casa di Caterina degli Uberti (ora oratorio di S.Giovanni Battista Decollato)
Nell’area dove oggi sorge questo oratorio si trovava la casa della famiglia Uberti in cui visse Caterina, una giovane molto devota, data in sposa a Bartolomeo Pederbelli, che era stato cacciato dalla città di Bergamo con l’accusa di omicidio. Caterina, ignara di tutto ciò, si era fidata dell’uomo, fino alla sera del 3 aprile 1490 quando il marito con una scusa la condusse nel bosco del Novelletto, la aggredì per rubarle i suoi averi e lei per difendersi alzò la mano destra e lui gliela amputò con uno spadino. Caterina disperata invocò la Madonna affinché non la lasciasse morire senza che avesse ricevuto i sacramenti. Improvvisamente le apparve la Vergine con l’aspetto di una contadina e la condusse in una casa nelle vicinanze dove le prestarono soccorso. Oltre all’apparizione della Madonna, tra maggio e giugno dello stesso anno, si verificarono numerosi miracoli come un bambino storpio che riacquistò l’uso del piede, oppure quando un’immagine in terracotta donata dal Cavalier Cotta e tutt’ora esposta nello scurolo del santuario sopra un altare, prese a piangere e le figure a muovere gli occhi. Nello stesso giorno ci furono altre 80 guarigioni e in due occasioni nel cielo apparve un cerchio con i colori dell’iride. Tutti questi episodi miracolosi spinsero il consiglio generale della città a creare, il 5 maggio del 1490, un grandioso edificio che ricordasse l’evento: il Santuario di Santa Maria della Croce.
Palazzo Donati – Via Vimercati
Attraverso il portone di questo palazzo si accede ad un androne con il soffitto ligneo, inserita nella parete di destra c’è una curiosa presenza: una macina da mulino del XIII° secolo, forse occultata per nasconderla a qualche confisca e poi dimenticata. In quei tempi produrre grano era estremamente importante quindi durante le scorribande le macine potevano essere rubate. All’interno del palazzo nel cortile c’è anche un giardino segreto.
La facciata del Duomo di Crema
Costruito tra il 1284 e il 1341 in stile gotico lombardo, sulla facciata del Duomo di Crema si individuano alcuni simboli legati all’esoterismo e alla massoneria che è documentato essere presente a Crema tra fine Ottocento e inizi del Novecento. Ed anche parecchi riferimenti al numero 8 che è sempre stato considerato il numero magico per i costruttori di cattedrali. Infatti se si osserva la facciata si notano le seguenti decorazioni: due pentacoli (stelle a cinque punte) contornati da cinque cerchi, la finestra a cielo aperto della parte sinistra presenta due fiori a otto petali, mentre in quella di destra c’è una scacchiera 8×8 e una palma. In realtà la facciata può essere vista come una rappresentazione della sapienza dell’uomo medievale: il viaggio della salvezza che l’anima compie dal peccato alla redenzione. Così il pentacolo è un uomo stilizzato perfetto a braccia aperte e gambe divaricate che viene a rappresentare Gesù, la scacchiera rappresenta il dualismo che regola la vita di ogni essere umano ma anche il conflitto tra forze contrastanti nel quale ognuno di noi viene ad operare, ed è anche l’emblema della guerra tra due opposte fazioni che si contendono il dominio del mondo: bene e male, luce e tenebre, fortuna e sfortuna, caos e ordine. La posta in gioco è la supremazia del mondo, la vittoria anche su sé stessi e l’uscita da un conflitto tra la ragione e l’istinto. La palma invece è la rappresentazione della vittoria del bene sul male.
Inoltre sempre sulla facciata compaiono anche: 33 colonnine legate agli anni di Cristo e 3 pinnacoli riferiti alla Trinità.
Loggia della Rosa in via Carrera
Tra la metà del XIX secolo e e i primi anni del XX, a Crema erano presenti le logge. Una di queste la numero 1, chiamata anche la loggia della Rosa, era situata in via Carrera, in un edificio in stile neogotico, ma che conserva ancora oggi il classico stile di un tempio massonico e che ha come simbolo una rosa stilizzata. Il tempio massonico prevedeva una sala conferenze ed anche un locale ristoro. Altra loggia massonica di casa dell’Olmo (via XX Settembre numero civico 91) aveva a capo Enrico Martini, personaggio legato al Risorgimento.
Monte di Pietà
L’edificio è l’unico esempio in città di ordine gigante (disposizione particolare di colonne o pilastri che si estendono, nella loro altezza, per più di un piano, o per diversi livelli di altezza in una facciata). In esso venivano tenuti i condannati a morte, anche se a Crema raramente ci sono state esecuzioni di questo tipo, perché solitamente avvenivano in piazza San Marco a Venezia, per la precisione tra le due colonne ancora esistenti oggi tra Palazzo Ducale e la Biblioteca Marciana. Emblematico l’episodio di Giovanni Berard partecipante a una congiura contro Venezia imprigionato a Crema e poi mandato a morire a Venezia. Legate alle condanne in Serenissima c’erano le figure dei notai del maleficio, che duravano in carica un anno e avevano il compito di redigere le liste delle condanne per i vari delitti e anche le assoluzioni.
Il tentato omicidio del Convento Mater Domini (oggi ex Stalloni)
Nell’area dove ora c’è il complesso ex Stalloni (Centro Incremento Ippico) un tempo sorgeva il Convento Mater Domini di monache prima benedettine e poi domenicane. Nel 1762 suor Bianca Ippolita Vimercati Sanseverino si macchiò di un tentativo di omicidio: provò infatti ad uccidere, mettendole del vetro tritato nella minestra, la consorella Caterina Fortunata Vimercati, rea di averle soffiato il ruolo di nuova sacrestana del monastero. Scoperta confessò tutto e venne condannata dapprima a stretta sorveglianza e poi a libertà vigilata in quanto sentitamente pentita del suo gesto.
No Comments