Lui si trovava in una vetrina in Wardour Street a Londra.
Lei passando da lì lo notò subito: blu, elegante, dalla forma sinuosa e con due occhietti vivaci. E soprattutto era l’originale interpretazione di un simpatico animale che lei collezionava da anni. Fu amore a prima vista.
Lei entrò e senza indugio lo acquistò.
Lui ora ha trovato una nuova casa e una nuova sistemazione, posizionato tra un carillon e un esemplare etnico. Non ha mai svolto il suo lavoro, ovvero quello dell’annaffiatoio, ma non gli dispiace affatto perché non ama restare bagnato e umidiccio o come altri annaffiatoi che, lasciati fuori all’addiaccio, si riempiono di quella orribile melmetta e diventano il nido di fastidiose zanzare.
E soprattutto si sente onorato di far parte di una prestigiosa e nutrita collezione di cui lui è l’elefante n. 290.
P.S. Ringrazio Laura Gobbi, nuova amica, per avermi dato l’idea di raccontare questa storia, prendendo spunto da un annaffiatoio, un oggetto che sembra banale, ma che nasconde una grande personalità.
E raccontate tutti/e la vostra storia, sono certa che un annaffiatoio in casa lo avrete sicuramente!
Il link dove pubblicare è questo: www.facebook.com/Lannaffiatoio-1664348490493070/
Perché #siamotuttiannaffiatoi!
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