TrentoDoc Bollicine sulla Città 2016
Diario di una gourmet

Bollicine sulla città con TrentoDoc

Eleganti, fresche e di montagna.

Tre aggettivi per descrivere il TrentoDoc,

una bollicina unica, esclusivamente metodo classico, proveniente da uve Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco e Pinot Meunier, anche se solo le prime due sono le vere grandi protagoniste di questa produzione. Uno speciale mix di elementi tra terroir, altitudine e clima che dà al TrentoDoc l’appellativo di bollicina di montagna.

Il 18 dicembre è partita la dodicesima edizione di TrentoDoc Bollicine sulla Città, la manifestazione che, organizzata dall’Istituto Trento Doc in collaborazione con la Camera di Commercio I.A.A. e il supporto della Provincia autonoma di Trento, celebra le bollicine di montagna con appuntamenti vari che animeranno la città di Trento fino al 11 dicembre.

Primo fra tutti la degustazione avvenuta sabato 19 novembre presso il MUSE, il Museo delle Scienze, senza dubbio un’originale location dove tra scheletri di dinosauri ed animali imbalsamati, 43 case spumantistiche hanno presentato 115 etichette in mescita.

Ecco, secondo me, quelle che ho trovato più interessanti nel mio wine tour:

Abate Nero Domini Nero Brut Millesimato 2010, 100% Pinot Nero, 60 mesi sui lieviti, bollicina persistente e finissima, dal color giallo paglierino. All’olfatto profumo di pesca bianca, frutti rossi ed erbe di montagna che lo rendono elegante, fresco ed estremamente sapido al gusto.

Altemasi Riserva Graal 2008, 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, 71 mesi sui lieviti, dal colore dorato con sfumature verdoline appena accennate, al naso profumi di miele, mela matura e nocciola, in bocca dal gusto pieno, elegante e di spessore.

Altinum Riserva Extra Brut 2010 della Cantina Aldeno, 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, vino ben strutturato, buon equilibrio tra perlage ed acidità. Giallo paglierino con sentori fruttati di agrumi, mela, ma anche di miele e vaniglia. In bocca pieno ed elegante con un finale di mandorla e lievito.

Madame Martis 2006 Brut Riserva di Maso Martis, 60 % Pinot Nero, 25% Chardonnay (in barrique dalla vendemmia fino a tiraggio) 5% Pinot Meunier, ben 108 mesi sui lieviti. Solo mille le bottiglie di questo vino, prodotte con le uve migliori della cantina. Giallo paglierino dorato, con sentori di Lievito, pan brioche, vaniglia e miele d’acacia, al gusto fresco e sapido, con note di nocciola e biscotto friabile.

Ferrari Perlé Rosé Brut Riserva 2010, 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay. Vino Millesimato, 60 mesi sui lieviti, caratterizzato da un delicato color rosa antico, con un finissimo e persistente perlage. All’olfatto dominano note di piccoli frutti maturi come ribes, fragoline di bosco e lamponi. Al gusto risulta elegante e vellutato con note di lievito, spezie e mandorla dolce.

Un altro rosé interessante è il For4Neri Brut 2012, 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay, 36 mesi sui lieviti, dell’azienda Zanotelli Elio & F.lli. Dall’intenso color rosa antico brillante, al naso ha un profumo intenso con note fruttate di frutti di bosco, mentre al gusto è fresco con piacevoli finali di sentori di lievito e pane. Ottimo aperitivo, ma perfetto anche con carni bianche e pesce.

La sera, sempre al Muse – Museo delle Scienze, al piano terra e al primo piano, si è svolta la cena di gala, dove ho potuto gustare 5 piatti di montagna, preparati dagli Chef della Val di Fassa in abbinamento ai TrentoDoc. Ecco in una classifica i miei preferiti:

Carne Salada, lampone, cappuccio bianco e mousse di ginepro di Matias Trottner, della “Baita di Checco” di Vigo di Fassa

Gnocchi di Polenta su fonduta di Trentingrana, gocce di aglio orsino e granella si Speck di Moreno Valentini dell’“Hotel Astoria” di Canazei

Spalla di vitello cotta nel Trentodoc con mele e porcini scottati di Nicola Vian di “El Filò” di Pozza di Fassa

Uovo Morbido, biete, patate e tartufo del Baldo e Frittelle e crema di zabajone di Stefano Ghetta (una stella Michelin) di “El Chimpl” di Canazei

Salmerino in crosta di crescione, Macedonia di rape e crema di yogurt di Alessandro Iori, dell’Hotel alla Rosa” di Canazei

Il giorno seguente degustazione nella splendida cornice di Palazzo Roccabruna, riservata solo a me ed alcuni colleghi della stampa e guidata dal sommelier Antonio Falzolgher.

Quattro gli spumanti degustati: Opera Nature della Valdicembra 2008, Chardonnay in purezza, proveniente da una singola vigna posta a 800 mt.; Abate Nero Domini Brut 2009 Millesimato, prodotto con uve Chardonnay, espressione classica del TrentoDoc: Maso Martis Brut 2008, 70% Pinot Nero e 30% Chardonnay, azienda nata 25 anni fa, con vigne ad est di Trento ed infine Giulio Ferrari 1999. sboccato nel 2009. 100% Chardonnay, la differenza con gli altri tre si nota già dal colore che qui è più carico con uve provenienti dalla leggendaria vigna Maso Panizza Villazzon, situata in posizione perfetta con un microclima ideale. L’azienda Ferrari vinifica solo nella annate perfette e questa sicuramente lo è stata.

Nell’ambito della kermesse si è svolto anche il 50° congresso nazionale AIS – Associazione Italiana Sommelier ed il premio per il Miglior Sommelier d’Italia 2016 – TrentoDoc che è stato vinto dal sommelier umbro Maurizio Filippi.

La storia del TrentoDoc risale a circa un secolo e mezzo fa. Tutto ebbe inizio con Giulio Ferrari che, nel 1902, produsse le sue prime 200 bottiglie. Classe 1879, frequentò l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige per poi affrontare una serie di viaggi di studio in Francia. Ferrari colse la somiglianza tra il Trentino e la Champagne, secondo le regole apprese in Francia, quello che oggi si chiama metodo classico. Dopo di lui si aggiunsero altre aziende, fino ad arrivare nel 1993 quando la TrentoDoc prese la prima denominazione di origine controllata in Italia, riservata ad uno spumante metodo classico. La coltivazione delle viti avviene con pergola trentina, molto diffusa in Trentino, in quanto sui terreni in pendenza, favorisce l’esposizione solare, la potatura e la legatura dei tralci. Nel 1984 nasce l’Istituto TrentoDoc per proteggere il metodo italiano e promuovere il marchio. Nel 2007 viene creato il marchio collettivo territoriale TrentoDoc. Attualmente sono 45 le case spumantistiche associate.

Una realtà che cresce sempre di più, caratterizzata dal terroir, dall’altitudine e dal clima, che si concretizza in un prodotto unico e indistinguibile: il TrentoDoc.

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